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Collegato lavoro, dibattito senza fine

Per la fine del mese di settembre si dovrebbe chiudere, secondo il parere di diversi analisti, in Senato il collegato lavoro, disegno di legge 1167Bbis, per spostare il dibattito poi alla Camera per la successiva deliberazione.

Non si placano, ad ogni modo, le diverse osservazioni e critiche sul provvedimento.

Per la CGIL, il maggiore sindacato italiano, il collegato lavoro rappresenta una ristrutturazione del diritto del lavoro.

Secondo Fulvio Fammoni, Segretario Confederale della CGIL, il governo intende colpire tutti i diritti dei lavoratori proprio in un momento di grave difficoltà economica e di sofferenza sul fronte dell’occupazione.

Secondo il parere della CGIL, il collegato è un disegno di legge con profili di aperta incostituzionalità.

Infatti, per Fammoni

Si vuole così capovolgere i fondamentali del diritto del lavoro, nato per tutelare il più debole, con una sproporzione evidente tra lavoratore e datore di lavoro. L’effetto deregolatorio e di pressione di queste nuove norme risulterà enorme

Ricordiamo che il disegno di legge riguarda una nutrita serie di argomenti che vanno dai lavori  usuranti, alla riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, ammortizzatori sociali, servizi per l’impiego, incentivi all’occupazione, apprendistato e occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e controversie di lavoro.

Nella discussione è anche intervenuto il professor Michele Tiraboschi.

Secondo Tiraboschi il provvedimento legislativo non è per nulla incostituzionale, ma, in realtà

Quanto alla clausola compromissoria, si deve ribadire che l’accesso all’arbitrato rimane residuato all’eventuale accordo fra le parti

Secondo il provvedimento legislativo

All’arbitrato è possibile accedervi, infatti, soltanto in forza di un compromesso, in altri termini di un accordo fatto per iscritto nel quale sia determinato l’oggetto della controversia già insorta fra le parti. Viceversa, la clausola compromissoria – cioè il patto nel quale si stabilisca che le eventuali controversie che dovessero insorgere dal rapporto saranno decise da arbitri – è consentita unicamente nel caso in cui concorrano due requisiti.

Secondo il dettato legislativo la possibilità di  pattuire clausole compromissorie è posta interamente rimessa agli accordi interconfederali e ai contratti collettivi di lavoro stipulati dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

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