La situazione sull’occupazione in Italia va analizzata con attenzione. Da quando c’è stata la fine della crisi dovuta al Covid, in Italia si è notato un ottimo incremento dell’occupazione, riuscendo a raggiungere il livello più alto nella storia recente del nostro Paese. Cosa ancora più importante è stato il netto miglioramento della qualità del lavoro.

Indicazioni contrastanti sull’occupazione in Italia oggi
Un traguardo raggiunto anche grazie alla riduzione dei contratti a tempo determinato e del part time involontario tra le donne. Più lavoro stabile quindi in Italia, ma nonostante ci sia stata questa crescita occupazionale il confronto con gli altri Paesi europei è davvero impietoso. Tutti questi progressi infatti risultano essere inferiori a quegli degli altri Paesi, collocando quindi l’Italia sempre in fondo alla classifica relativa all’occupazione.
Questo è quanto emerge dalle statistiche Eurostat e purtroppo continua ad essere un punto debolissimo per l’Italia. Sicuramente la disoccupazione è diminuita, ma risulta essere ancora un piccolo passo rispetto al resto d’Europa. Sono infatti 61 gli occupati su 100 persone comprese tra i 15 e i 64 anni, con altri Paesi il distacco risulta essere anche di venti punti percentuali, con la Grecia che da anni ci ha superato.
Fa rumore l’occupazione femminile molto bassa in Italia, nel 2023 infatti ha raggiunto appena il 52%. Anche quella maschile non è però delle migliori, con il 70%. Tutti gli altri Paesi d’Europa hanno una percentuale decisamente migliore dell’occupazione. Proprio i dati relativi all’occupazione femminile nel nostro Paese devono far riflettere.
A detta dell’Ocse infatti l’Italia si ritrova ad avere il record mondiale delle donne che svolgono un lavoro a tempo parziale pur desiderando lavorare a tempo pieno. Diciamo però come ci sia stato un miglioramento, da questo punto di vista, dal 2019 al 2023. Infatti si è notata una certa riduzione dei rapporti di tempo parziale involontari tra le donne, con una crescita di quelli volontari.
Nonostante questo però le donne che si ritrovano ad essere occupate a part time involontario superano il 50%. Di nuovo, siamo il fanalino di coda tra i paesi europei, in ben dieci dei quali la percentuale è intorno al 10 per cento, mentre in Olanda, ove è molto diffuso il tempo parziale volontario, è inferiore al 2 per cento.
Questa situazione deve essere chiara, perché significa che i miglioramenti avvenuti nel recente passato nel mondo dell’occupazione non sono così positivi se confrontanti con l’Europa intera. C’è poi anche l’aspetto retribuzione a far scalpore, con stipendi decisamente più bassi in Italia rispetto agli altri Paesi. Le donne poi continuano ad essere costrette a lavori a tempo parziale. C’è da fare ancora molto per cambiare le cose.