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La pensione in Europa

Si fa presto a parlare di mercato comune europeo o di regole comuni, ma, in realtà, in tema di previdenza sociale esistono notevoli differenze tra i lavoratori dei Paesi europei, dai requisiti alle imposizioni contributive.

In Europa si acquisisce il diritto ad una prestazione pensionistica ad un’età anagrafica di 65 anni, ad accezione in Francia dove vige, per ora, il diritto a 60 anni, o in Austria dove esiste una disparità di trattamento tra uomini (65 anni) e donne (60 anni).

Occorre precisare che in Austria esistono dei provvedimenti che mirano a colmare questo divario; in effetti, si prevede, tra il 2024 e 2033, di portare per le donne l’età di pensionamento a 65 anni.

Esiste una situazione differente per il prepensionamento.

In Belgio è consentito ottenere il prepensionamento a 60 con 35 anni di contributi, in Finlandia a 60 anni, mentre in Lussemburgo occorrono, al contrario, 40 anni di contributi. Si prosegue con la Svezia dove si può acquisire un prepensionamento a decorrere dai 61 anni, mentre in Portogallo occorrono 30 anni di contributi.

In Spagna esistono due criteri. Il primo applicabile per chi ha iniziato a lavorare prima del 1967 con 60 anni, mentre il secondo, dal 1967, con 61 anni e 30 anni di contributi o se si è disoccupati.

Altro discorso sull’eventuale cumulo dei redditi di lavoro e pensione.

Non esistono limiti per chi risiede in Finlandia, Olanda, Portogallo, Regno Unito e Svezia.

Al contrario, nei altri paesi esistono diversi limiti.

In Danimarca si subisce una graduale decurtazione, in Germania è consentito il cumulo senza problemi dopo i 65 anni di età, mentre con un’età inferiore si subisce una riduzione della pensione a patto di superare un quota predeterminata.

Altro questione non meno importante è l’aliquota contributiva.

Nell’isola di Cipro si ha un’aliquota del 25%, in Bulgaria del 18% se si è nato dopo il 31 dicembre del 1959 o del 23% se siè nati prima.

In Finlandia l’aliquota è pari al 21,78%, in Estonia al 41,38% o in Irlanda del 12,5%.

In rapporto al PIL si spendono meno del 6% per le pensioni l’Irlanda, il Regno Unito e la Romania.

Ci si attesta tra 6 e il 10% in Belgio, Olanda, Lussemburgo, Spagna, Portogallo, Svezia, Paesi Baltici, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria, mentre si arriva oltre il 10% in Danimarca, Germania, Grecia, Francia, Italia, Austria, Finlandia, Polonia, Slovenia.

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