Presso il Comune di Como è stato indetto un concorso pubblico, per titoli ed esami, finalizzato alla copertura di n. 9 posti a tempo indeterminato e part time (18 ore) di Educatore socio assistenziale (categoria C, posizione economica C1). Per inoltrare la domanda di partecipazione al concorso è necessario che i candidati, al momento della scadenza del bando, siano in possesso dei requisiti seguenti:
– diploma di maturità magistrale, diploma di maturità di operatore dei servizi sociali o altri titoli equipollenti (potete visionarli all’interno del bando)
– esperienza lavorativa di almeno 1 anno nel profilo di “Educatore” presso enti pubblici o privati riconosciuti
– conoscenza dell’inglese o di un’altra lingua straniera dell’Unione europea
– conoscenza di applicazioni informatiche (word ed excel in particolare)
– cittadinanza italiana o di uno dei Paesi dell’Unione europea
– idoneità fisica al lavoro
Quali sono a Milano e Provincia i canali utilizzati dalle imprese per assumere nuovo personale? Ebbene, in ben quattro casi su dieci l’azienda fa ricorso alla “raccomandazione“, ovverosia all’acquisizione di segnalazioni, anche attraverso le conoscenze personali, di potenziali candidati al posto di lavoro. Questo è quanto ha rilevato la Camera di Commercio di Milano in accordo con un’elaborazione effettuata dall’Ente camerale prendendo a riferimento i dati del sistema Excelsior, ed avvalendosi del coordinamento e del sostegno da parte dell’UE, Ministero del Lavoro ed Unioncamere. Nonostante la percentuale del 40% di assunzioni attraverso segnalazioni e conoscenze personali sembri alta, su tutto il territorio lombardo questa comunque cresce al 44,4%, mentre addirittura a livello nazionale si sale al 49,7%.
Famiglia, lavoro o entrambi? Per la donna nel nostro Paese la scelta in merito non è solo obbligata, ma spesso anche forzata visto che non sempre sul territorio vengono promosse adeguate politiche di conciliazione tra il lavoro e la cura della famiglia. Eppure più lavoro per le donne significa anche più fertilità; a metterlo in risalto è la Regione Lombardia nel porre l’accento sul fatto che la ricchezza familiare risulta essere strettamente correlata al tasso di occupazione femminile, e come l’occupazione delle donne sul territorio di norma cresca in funzione di un adeguato livello di offerta per quel che riguarda i servizi all’infanzia. Su tali basi nella Regione nei giorni scorsi si è insediato il Comitato Strategico Conciliazione Donna Famiglia Lavoro per fare in modo che le politiche di conciliazione possano essere sempre più al centro delle azioni e delle misure messe a punto dall’Amministrazione regionale.
Nella Regione Lombardia quest’anno i posti di lavoro con contratto di collaborazione a progetto cresceranno di ben l’8% con un andamento in netta controtendenza rispetto al dato a livello nazionale che, per effetto della crisi, segna invece un calo pari al 3%. Questo è quanto, tra l’altro, ha rilevato la Camera di Commercio di Monza e Brianza in base ad un’elaborazione effettuata prendendo a riferimento i dati del Sistema Informativo Excelsior del 2010 e del 2009. Complessivamente sul territorio nazionale sono comunque aumentati i cosiddetti lavoratori “flessibili”, di ben 700 mila unità andando tra l’altro a definire una nuova figura del precario che rispetto al passato non è più correlata ad un basso livello di istruzione ed alla mancanza, ad esempio, di una laurea o di un diploma. Il “nuovo” precario, infatti, è oramai sempre più spesso diplomato, ma anche con una preparazione universitaria, è un tecnico oppure ricopre comunque delle posizioni lavorative specializzate. Trattasi di lavoratori che troviamo tra i collaboratori a progetto, ma anche tra gli stagisti ed i cosiddetti lavoratori interinali.
Dalla figura del portiere tradizionale, presso appartamenti e condomini, a quella del portiere sociale. E’ con questo obiettivo che nella Regione Lombardia 361 persone, che sono state selezionate dall’Aler, frequenteranno un corso intensivo di formazione in grado di permettere alla figura del portiere tradizionale di acquisire specializzazione e di accrescere le proprie competenze professionali. A comunicare tale iniziativa è stato Domenico Zambetti, Assessore alla Casa della Regione Lombardia, ponendo l’accento sul fatto che il portiere sociale è quella figura che da un lato lavora per prevenire occupazioni abusive, atti di vandalismo ed azioni di disturbo, ma dall’altro deve essere in grado sia di individuare, sia di segnalare persone che hanno bisogno di informazione e soprattutto di assistenza. Il portiere sociale rispetto a quello tradizionale è quindi in tutto e per tutto un professionista che, tenendo conto che nel nostro Paese l’età media degli italiani tende ad aumentare, è in grado di vigilare ma anche di attivarsi nel sostegno alle persone più fragili e più deboli a partire dai non autosufficienti e passando per gli anziani e le famiglie in difficoltà.
Sul territorio lombardo, nonostante tutto, il lavoro in rosa mostra una buona tenuta ed in particolare nel terziario dove nell’arco di un anno le ditte individuali femminili sono cresciute dello 0,7%. A rilevarlo è stata la Camera di Commercio di Milano in base ad un’elaborazione prendendo a riferimento i dati del registro delle imprese del corrente anno confrontati con quelli del secondo trimestre dello scorso anno. A trainare l’ascesa delle ditte individuali sul territorio lombardo è la Provincia di Monza con un +7,3%, ma anche Lodi, con un +3,4%, cresce ben oltre la media. Le donne imprenditrici lombarde, quindi, resistono alla crisi ed anzi crescono tra il 3% ed il 4% in settori come quello dell’istruzione, dell’assistenza sociale e della sanità.