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Le proposte del CeRP in campo pensionistico

Il ministro del lavoro, Elsa Fornero, è una persona di primo piano del CeRP e per tentare di leggere la visione previdenziale del nuovo ministro del lavoro può essere utile dare un’occhiata alle proposte del CeRP in campo pensionistico.

Il CeRP è seriamente convinto che occorre intervenire impostando il meccanismo contributivo per tutti visto che, in base alla riforma impostata nel 1995, le pensioni contributive saranno erogate solo a partire dal 2030. Per il CeRP le nuove regole previdenziali, oltre ad essere chiare e immodificabili di qui a 10-20 anni, devono seguire un sistema contributivo pro-rata e superare idee tipicamente bizantine quali le “finestre di accesso” o gli “improbabili orizzonti di lungo periodo” per l’innalzamento dei requisiti di accesso alle pensioni di vecchiaia delle donne del settore privato.

Il CeRP auspica un criterio fondato sull’uguaglianza delle regole previdenziali superando gli ingiustificati trattamenti  di favore a categorie di lavoratori quali parlamentari e liberi professionisti con casse autonome e i sacrifici maggiori devono essere chiesti a coloro i quali hanno redditi medio-alti e, in particolar modo, a coloro i quali hanno beneficiato e beneficiano della maggior generosità delle regole previdenziali retributive applicate in passato.

Può anche avere tutte le buone ragioni, il CeRP, ma se si vuole essere credibili è necessario intervenire sui privilegi altrimenti la manovra è il solo intervento per fare cassa. A questo riguardo mi riferisco, ad esempio, alle pensioni dei dirigenti che attualmente, visto che il loro fondo previdenziale fa acqua da tutte le parti, è finanziato non dai loro contributi ma prelevando le quote versate dai lavoratori dipendenti.

Il CeRP, presieduto da Elsa Fornero, suggerisce che a partire dal 1 gennaio 2012 l’estensione del contributivo pro-rata a tutti e la definizione di regole flessibili per lasciare l’attività lavorativa. A questo riguardo il CeRP ipotizza, con la presenza di almeno cinque anni di contributi, una certa liberta personale nel lasciare l’attività attiva all’interno di una forchetta tra 63 ai 68 anni.

Non solo, il CeRP chiede anche un “contributo di solidarietà”, aggiuntivo rispetto a quello attuale, alle pensioni più alte, specialmente se si tratta di baby pensioni e pensioni di reversibilità.

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