Home » Governo Monti, dall’Unione Europea solo parole

Governo Monti, dall’Unione Europea solo parole

Fiducia piena al Governo Monti ma senza nessuna apertura; in effetti, seppur la Francia e la Germania ribadiscono piena fiducia nell’operato di Monti nel contempo l’economia di riferimento dell’Unione Europea, la Germania, non accetta di aprire sulla proposta avanzata dall’Italia e rimarcata dalla Francia ai titolo di stato garantiti dall’intera Unione: gli eurobond.

Il vertice di Bruxelles non ha portato a decisioni forti ma solo all’ennesimo compromesso che non porta a nessun sostanziale accordo in casa europea.

L’appuntamento è per il prossimo 9 dicembre dove, Merkel e Sarkozy, annunciano nuove proposte finalizzate ad un miglioramento della governance dell’Unione e per favorire una più rapida integrazione dei mercati su vecchio continente.

In realtà, quello che pare di capire è assenza di una reale politica e di una figura che possa finalmente dare fiato alle borse: un timoniere che riesca finalmente a far comprendere che è necessario smettere di pensare al proprio orticello e di difendere per prima cosa l’intera economia europea perché se affondasse l’euro la Germania ne risentirebbe di certo visto che la maggior parte delle sue esportazioni è verso i paesi dell’Unione.

Le due maggiori economie dell’area euro, Francia e Germania, guardano con fiducia alla terza economia e a Mario Monti con le sue riforme strutturali per arrivare al pareggio di bilancio del 2013: dalle pensioni fino ad arrivare al delicato tema del mercato del lavoro passando per le liberalizzazioni.

Da parte francese, così come per la Germania anche se con toni minori, si prende atto della necessità di cambiare i trattati perché per Sarkozy

è pericoloso parlare di eurobond senza parlare di governance economica, così come lo è parlare di governance senza parlare di sanzioni

La Merkel è più sprezzante tanto da affermare che gli eurobond non sono necessari. Per il cancelliere tedesco occorre, al contrario, intervenire sui Paesi non virtuosi e stabilire un’unione fiscale per rendere più forte il patto di stabilità: insomma, prende tempo.

Per la Germania la Bce non deve intervenire per aiutare gli Stati membri che non hanno saputo o voluto vigilare sui conti anche se poi dimentica che all’ultima asta dei titoli di stato tedeschi è dovuta intervenire la banca nazionale per acquistare i titoli rimasti invenduti: si predica bene ma si razzola male.

L’incontro di Bruxelles ha anche posto in evidenza le due posizioni differenti: la Germania che si arrocca nella difesa della Bce non può aiutare i Paesi in difficoltà, perché questi si sentirebbero legittimati a non riformare, la Francia vede il pericolo che se gli stessi Paesi che affrontano sacrifici ma non vedono l’aiuto dell’Europa  preferiscono abbandonare le riforme draconiane perché vengono meno gli incentivi sovranazionali.

Lascia un commento