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L’Unione Europea e il nuovo pacchetto occupazione

 L’Unione Europea esce finalmente allo scoperto proponendo un pacchetto occupazione che punta alla creazione di 17 milioni di posti di lavoro entro il 2020; in effetti, il Commissario europeo Laszlo Andor ha presentato le proposte europee che mirano a dare un serio contributo alla ripresa economica: dal salario minimo al taglio delle imposte sul lavoro, da un maggiore riconoscimento delle qualifiche professionali fino ad arrivare ad una piena mobilità dei lavoratori.

L’Unione Europea, per mano della Commissione, vuole aumentare la sua capacità di monitorare le politiche del lavoro degli Stati membri, definendo una vera e propria governance dell’occupazione, che fa il paio con quella economica e di bilancio licenziata nei mesi scorsi visto che nella bozza presentata si legge che

La crisi ha ulteriormente evidenziato l’interdipendenza delle economie e dei mercati del lavoro dell’Unione europea, sottolineando la necessità di accompagnare la nuova governance economica con un coordinamento rafforzato delle politiche sociali e occupazionali

In parole povere, l’organismo europeo intende svolgere un ruolo più attivo intensificando la sua posizione di controllo e di direzione arrivando a toccare temi del tutto particolare come l’occupazione, su cui fino a oggi la sua capacità di influenza è stata molto limitata, se non per asciugare ulteriore sovranità ai Paesi membri quantomeno per aumentare il peso specifico dell’Europa sul piano politico.

E il lavoro, sostiene la Commissione, dovrà essere sempre più centralizzato e sottoposto alle verifiche di Palazzo Berlaymont come settore strategico dell’unione economica almeno dell’Eurozona. Agli Stati, e nello specifico a 9 Paesi membri tra cui Francia, Germania e Regno Unito, l’Europa chiede per esempio di togliere le ultime restrizioni che impediscono la libera circolazione dei lavoratori da alcuni Paesi come Romania e Bulgaria.

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Il salario minimo differenziato può essere un mezzo efficace per mantenere la domanda di lavoro

Con le misure sull’occupazione, la Commissione vuole introdurre standard europei per il riconoscimento delle qualifi che professionali, coordinare meglio la formazione per le professioni, e sbloccare le risorse finanziarie dei Fondi europei a favore di “posti di lavoro stabili” in particolare per donne e giovani disoccupati di lunga durata.

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