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Lavoro e donne in Italia: il genere che fa la differenza

 È quanto si evince dall’ultima classifica del Global Gender Gap Report 2012, basato su un’analisi Inps: è ancora disuguaglianza fra uomo e donna, a livello occupazionale e retributivo.

Una realtà sottolineata anche dal ministro del Lavoro: “Il fatto che una persona sia uomo o donna fa differenza” e che si traduce in un dato di fatto: solo un terzo della popolazione femminile è occupata, nelle posizioni più basse, a tempo parziale e con retribuzioni inferiori a quelle percepite dai colleghi maschi.

Una fotografia a tinte grigie del ”lavoro rosa” tracciata del Global Gender Gap Report 2012 e presentata durante il convegno “Donne al lavoro tre mosse vincenti. Pari opportunità, conciliazione dei tempi, nuovi modelli organizzativi”, nel corso del quale è stato evidenziato che il nostro Paese, rispetto al 2011, ha perduto sei posizioni nella graduatoria relativa alle disuguaglianze di genere, piazzandosi all’ottantesimo posto su 135 Paesi presi in esame.

Nell’ambito dell’economia e delle opportunità delle donne, l’Italia è solo 101sima. In proposito il ministro Fornero:

“Ho sempre creduto nella parità, ma credo che oggi l’Italia sia un Paese nel quale essere donna è un motivo di differenziazione, un ostacolo oggettivo e un motivo per prendersela. Lo dico nei riguardi di un Paese civile: il fatto che una persona sia uomo o donna fa una differenza nell’interlocuzione, nei luoghi di lavoro, nell’accesso e nella progressione delle carriere, praticamente in tutti gli ambienti della vita e questo è la radice per cui poi la violenza è quasi una sorta di continuità, rispetto a comportamenti che hanno radici profonde. Credo che ci sia un accanimento nei confronti delle donne

Tuttavia, in un quadro tracciato a tinte fosche, emerge qualche segnale positivo. Infatti, si va registrando un incremento dello 0,4% nell’occupazione femminile, anche se si preferiscono le donne per i contratti a tempo parziale. Segnali positivi, anche se timidi, arrivano dai dati Inps, che rilevano nel triennio 2009-2011 una crescita delle donne quadro e delle donne dirigenti, con un più accentuato incremento di quest’ultime in particolare nei settori credito, assicurazioni e servizi. Aumentano anche le operaie, in controtendenza rispetto agli uomini.

Servono, quindi, nuovi modelli verso l’uguaglianza e nuovi modelli organizzativi all’interno delle aziende. È quanto si propone di realizzare il metodo Poar, uno strumento organizzativo e di pianificazione che permette di integrare le pari opportunità in tutti gli ambiti d’azione dell’azienda e di favorire, quindi, l’occupazione femminile.

E di qualità nella gestione delle risorse umane in un’ottica di genere parla Dora Iacobelli, presidente della Commissione Pari Opportunità Legacoop, che ricorda in proposito alcuni importanti risultati conseguiti:

“Nelle maggiori cooperative sociali aderenti a Legacoop l’incidenza delle donne nelle posizioni apicali è del 50,7%, quella dei consiglieri di amministrazione donna è del 55,6% e quella dei presidenti donna è del 38,5%. Legacoop ha inoltre approvato linee guida che prevedono il 30% di rappresentanza femminile nei CdA di tutte le imprese associate”.

Il nostro consiglio: cogliere, in una situazione certamente non molto rosea, anche i lati positivi senza arenarsi su modelli ormai retrò. Il passato è alle spalle: guardiamo al futuro in positivo. Nel corso del nostro lavoro, abbiamo avuto modo di presentarvi le varie iniziative rivolte alla promozione dell’imprenditoria femminile, incentivi per la conciliazione lavoro famiglia e, dunque, a favore dell’occupazione femminile, fornendo alle famiglie asili nido e servizi di cura per la terza età, per sviluppare un modello sociale mirato ad una ripartizione equa del lavoro familiare.

Oggi, poi, è possibile riorganizzare il tempo lavorativo, con l’introduzione di maggiore flessibilità, che premia i risultati piuttosto che la presenza. L’innovazione tecnologica consente oggi di lavorare ovunque e a qualunque orario. Qualche passo verso l’uguaglianza dei generi è stato fatto: l‘occupazione femminile viene sempre più inquadrata nell’ambito di una politica economica e produttiva mirata alla crescita.

APPROFONDIMENTI
*Inail, la prevenzione e la differenza di genere
*Lavoro uomini e donne: parità in Italia solo nel 2033

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