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Lavoro intermittente e parasubordinato in aumento nella Regione Veneto

 Nel periodo dall’1 luglio del 2009 al 30 giugno di quest’anno nella Regione Veneto è proseguita l’espansione sia del lavoro intermittente, sia di quello parasubordinato, ovverosia con contratto di lavoro co.co.pro. e similari. A farlo presente è l’Amministrazione regionale che sull’andamento del mercato del lavoro nel Veneto ha presentato i dati nel corso di una conferenza stampa, dalla quale è inoltre emerso un rallentamento per quel che riguarda la perdita di posti di lavoro con contratto dipendente. Nel dettaglio, sono stati persi 41 mila posti di lavoro dipendente rispetto ai 53 mila persi nell’anno precedente; inoltre, è stata rilevato, seppur con ritmi di crescita modesti, un miglioramento per quel che riguarda la dinamica delle assunzioni con contratti di lavoro a termine, mentre nel comparto manifatturiero cresce l’offerta di lavoro per i maschi adulti.

Negli ultimi due anni nella Regione Veneto sono stati così persi 90 mila posti di lavoro, a fronte del primo anno quando a perdere il posto di lavoro, in ragione di sette casi su dieci, sono stati i lavoratori uomini, mentre nell’anno successivo la percentuale è scesa al 60%. La Regione Veneto ha inoltre fornito alcuni dati interessanti relativamente al come le imprese hanno affrontato la crisi tagliando il personale; nel primo anno le aziende non hanno rinnovato spesso i contratti di lavoro flessibili, mentre in quello successivo la disoccupazione ha maggiormente interessato i lavoratori che avevano un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Cresce invece, e di molto, come accennato, il ricorso ai contratti di lavoro intermittenti visto che solo nel secondo trimestre di quest’anno nella Regione Veneto ne sono stati stipulati ben 17 mila per i giovani sotto i 30 anni; e così i contratti di lavoro intermittenti sono aumentati di ben 5.000 unità visto che nel secondo trimestre del 2009, ovverosia un anno prima, erano stati meno di 12 mila. Le imprese, quindi, non rinunciano ad assumere, ma lo fanno, vista l’aria che tira, instaurando rapporti di lavoro diversi dal tempo indeterminato.

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