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Per la libera professione un tirocinio massimo di 18 mesi

 Gli Ordini professionali dovranno adeguarsi e prevedere un tirocinio massimo di 18 mesi: ecco quello che emerge nella riforma delle libere professioni e, di conseguenza, diversi Ordini dovranni adeguarsi a questa direttiva ricudendo il loro periodo di pratica.

Ricordiamo, ad esempio, che a questo proposito, i Commercialisti dovranno ridurre il loro periodo dai 36 mesi ai 18 tanto che l’Ordine ha deciso di intraporendere un’azione di lotta per dissuadere il Ministero da queste convinzioni visto che, sempre secondo l’Ordine

È l’Europa che impone un tirocinio di 36 mesi per i revisori contabili. Noi avevamo chiesto che nel Dpr si tenesse conto di questo, ma ci è stato spiegato che, non essendo quella del revisore una professione ma un servizio, il decreto di riforma degli ordinamenti non era il posto giusto.

Per adeguare la nuova normativa degli Ordini, hanno risposto all’appello i notai, i geometri e i consulenti del lavoro, passati da 24 a 18 mesi. Il problema vero rimane la retroattività di questo provvedimento perché la norma di riferimento non pare sufficientemente chiara.

Non solo, da parte loro l’Ordine degli Avvocati precisa che

Non ci convince la possibilità di anticipare i primi sei mesi di pratica durante l’ultimo anno di università. In quel periodo, gli studenti sono troppo impegnati tra esami e tesi

Per i tirocini svolte con le convenzioni coinvolgendo l’Università non cambierà nulla.

Altro tema scottante è il tirocinio differenziato in base alla formazione che accomuna periti industriali e periti agrar. Questi dovranno modificare i propri ordinamenti riducendo la durata dei tirocini svolti in azienda o in un studio.

La pecora bianca del sistema è l’Ordine degli Attuari dove non era previsto un tirocinio, tanto che il presidente Giampaolo Crenca osserva che

Questo evento ci ha imposto prima di bloccarne l’uscita e adesso di rivederlo, anche se nella sostanza il testo risulta di fatto per larga parte già allineato alla nuova normativa. Si è però aperta la questione che il nostro ordinamento non ne prevede l’obbligatorietà, di conseguenza sollecitiamo che al più presto venga esaminata la proposta di riforma del nostro ordinamento già trasmessa al ministero della Giustizia

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