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La totalizzazione e la libera professione

La manovra finanziaria di luglio, legge 122/2010, ha ridefinito l’impalcatura del sistema previdenziale italiano introducendo, ad esempio, una nuova finestra, definita mobile, che ritarda il diritto a percepire l’assegno pensionistico da 12 a 18 mesi.

In modo particolare, gli iscritti alle diverse forme di gestione separata presente nei diversi ordinamenti previdenziali percepiranno, in modo più sensibile, gli effetti di questo nuovo provvedimento che, di sicuro, non sarà l’ultimo.

Possiamo, a questo riguardo,. Ricordare gli iscritti alla Gestione separata Inps, come i co.co.co, o coloro che si trovano nelle gestioni degli artigiani, commercianti e dei coltivatori diretti.

Non solo, il provvedimento incide anche sulle aspettative dei liberi professionisti che hanno, in precedenza, versato, per un certo intervallo temporale, i propri contributi nelle casse di un qualsiasi istituto previdenziale, Inps o Inpdap,  o nella loro gestione separata e che, ragionevolmente, vogliano avvalersi della totalizzazione per ottenere una pensione unica senza perdere alcun contributo versato.

Ogni ente liquida la parte di pensione che gli spetta in base alle quote di contributi versati e la comunica all’Inps: la pensione totalizzata è sempre versata da questo ente.

L’Istituto di riferimento nazionale, Inps, unifica le quote ed emette, alla fine del percorso, un’unica pensione riepilogativa.

Il diritto è sacrosanto. Tutti hanno la necessità, o l’aspettativa, di conteggiare ogni contributo versato senza per questo essere penalizzati e il meccanismo della totalizzazione era stato definito, fin dall’inizio, un sistema utile per conseguire il riconoscimento dell’intera vita lavorativa.

La pensione totalizzata, è composta di tante parti quanti sono gli enti coinvolti, ogni parte è determinata da ciascun ente in base ai contributi versati, definita pro-quota, e il sistema di calcolo adottato è sempre il metodo contributivo.

In buona sostanza, con questo meccanismo si ottiene il beneficio di poter cumulare più quote pensionistiche e la pensione complessiva sarà calcolata secondo un sistema meno generoso di quello retributivo adottato nel sistema pensionistico fino al 1995.

Diversi esperti, però, consigliano di conseguire il diritto minimo previsto per ogni ente invece di procedere alla totalizzazione. In effetti, se l’iscritto volesse totalizzare, pur avendo già maturato il diritto alla pensione presso un ente a sistema retributivo (ad esempio l’Inps), l’ente interessato determinerà la pensione secondo le proprie regole di calcolo.

In questo modo si otterrebbe un calcolo misto, ovvero una parte calcolata con il sistema contributivo e l’altra con quello retributivo.

Secondo il mio parere occorrerebbe, però, valutare caso per caso.

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