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Vite da manager: quando i capelli grigi sono una discriminante

 Sandra Rawline, manager, 52 anni, al servizio di una nota società texana del real estate. Al giorno d’oggi un’età di poco sopra i 50 anni non è la stessa di trenta anni fa, ma ciò nonostante qualche capello grigio, inesorabilmente, è spuntato. Sandra Rawline li porta tra l’altro da anni, ma tutto ad un tratto per la società per cui lavorava, la Capital Title, il suo aspetto estetico non andava bene. La società, trasferitasi in un quartiere chic di Houston, a quanto pare avrebbe chiesto a Sandra (nella foto) di tingersi i capelli, ma lei ha rifiutato ed è stata licenziata. Immediata, da parte di Sandra Rawline, è stata la presentazione di una causa per cui ha citato proprio la Capital Title per discriminazione sul posto di lavoro. Che c’entra la compravendita di immobili col colore dei capelli dei manager?

Ebbene, in accordo con quanto riportato dal “The Huffington Post“, ai piani alti della Capital Title sulla vicenda hanno tutta un’altra versione visto che parlano di incompatibilità a livello lavorativo e non di vere o presunte discriminazioni sul posto di lavoro. Questo perché, sostengono sempre alla Capital Title, in società lavorano anche tante altre persone più anziane di Sandra. Come stanno allora le cose? Ebbene, sarà il giudice a stabilirlo sebbene la vicenda getti un’ombra sul comportamento di certe aziende che, in nome degli affari e dei profitti, calcano la mano.

In Italia, sul tema delle pari opportunità, e sulla lotta alle discriminazioni tra uomo e donna, già da qualche mese a questa parte è nato un importante progetto, quello di Pariodispare.org, con Emma Bonino fra le socie fondatrici. “Pari o Dispare” è un Comitato di donne, ma anche di uomini, associazioni e individui con l’obiettivo di promuovere la diversità come una ricchezza nell’ambito dell’obiettivo di raggiungere l’effettiva parità fra uomini e donne.

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