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Piano straordinario per il lavoro nella Regione Puglia

 Nell’ambito del Piano straordinario del lavoro, nella Regione Puglia l’Amministrazione, ed in particolare il Governatore Nichi Vendola, ha annunciato in conferenza stampa tre importanti Bandi: un per l’alta formazione interregionale, uno per l’apprendistato professionalizzante, ed infine il terzo sulla rete per la diffusione del piano per il lavoro. A darne notizia è il sito Internet della Regione Puglia per un Piano che, secondo il Presidente Vendola, è il più significativo messo in campo nel nostro Paese con l’obiettivo di contrastare l’esclusione e l’espulsione dei giovani dal mondo del lavoro senza quindi una prospettiva ed un futuro. Il Piano straordinario per il lavoro nella Regione Puglia ha una dotazione finanziaria pari a ben 340 milioni di euro a fronte dei tre Bandi sopra citati che saranno perfezionati a messi a punto nelle prossime settimane dopo aver ascoltato le organizzazioni delle imprese ed i sindacati.

Nel dettaglio, in accordo con le anticipazioni fornite dal Presidente della Regione Puglia Vendola, nell’ambito degli stanziamenti complessivi ci sono 17 milioni di euro per incentivare le imprese ad assumere apprendisti, con questi ultimi che potranno così avere sei anni di lavoro e di reddito; con tale misura si stima siano interessati nella Regione Puglia ben 12 mila giovani.

Nel complesso, nella Regione Puglia, i potenziali destinatari del Piano straordinario per il lavoro sono oltre 52 mila a fronte di stanziamenti finalizzati alla creazione di oltre 38 mila posti di lavoro, e la salvaguardia di quasi 14 mila persone già occupate. Le linee di intervento sono complessivamente sei e sono le seguenti: “Il lavoro dei giovani”, “Il lavoro per lo sviluppo e l’innovazione“, “Il lavoro delle donne”, “Il lavoro per la qualità della vita“, “Più qualità al lavoro”, “Il lavoro per l’inclusione sociale”. I beneficiari sono lavoratori in cassa integrazione, ricercatori, lavoratori socialmente utili, ultracinquantenni, giovani disoccupati, donne imprenditrici e donne occupate, ma anche manager e imprenditori, apprendisti, lavoratori atipici, immigrati e richiedenti asilo, e donne disoccupate.

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