Procedura di mobilità

 La procedura di mobilità è disciplinata dalla legge 23 luglio 1991, n. 223, art. 4, che precisa come le aziende destinatarie della mobilità abbiano la facoltà di avviare la relativa procedura e stabilire il numero dei lavoratori in esubero, dopo aver esaminato la situazione insieme ai rappresentanti sindacali e di categoria. Al termine della procedura di mobilità, le aziende procedono al licenziamento dei lavoratori e ne comunicano i dati agli Uffici del Lavoro per l’iscrizione nelle liste di mobilità, strumento particolarmente utile per poter favorire la rioccupazione di alcune particolari categorie di lavoratori licenziati.

L’INPS, in proposito, ricorda come i licenziamenti debbano avvenire entro i 120 giorni dalla chiusura della procedura, salvo diversa indicazione. In merito alla procedura di mobilità, la successiva pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza n. 6 del 18/21 gennaio 1999) ha altresì stabilito che deve essere riconosciuto il diritto a percepire le indennità di mobilità anche a quei lavoratori che – pur in assenza delle prescritte procedure di mobilità non attivate a causa del comportamento omissivo del datore di lavoro – possono essere iscritti, a seguito di espressa richiesta, nelle relative liste, “qualora sia accertata la natura collettiva dei licenziamenti, conseguenti alla totale cessazione delle attività aziendali”.

Il governo Monti impone la fiducia sul ddl lavoro

 Il governo Monti su un pacchetto di quattro emendamenti che racchiudono l’intero testo, con qualche modifica rispetto al provvedimento varato dalla commissione Lavoro, il Governo ha chiesto la fiducia. I quattro emendamenti su cui  il Governo ha posto la fiducia prevedono la flessibilità in entrata, gli ammortizzatori sociali, la flessibilità in uscita e sulla formazione.

All’iniziativa del Governo la CGIL ha espresso una valutazione negativa perché per la maggiore centrale italiana le istituzioni potevano di certo fare di più. Infatti, la nota della Segreteria Confederale CGIL, cha ha analizzato punto per punto l’ultima versione del Ddl sul mercato del lavoro, è piuttosto critica

Per imposte pagate in eccesso rimborsi in busta paga

 Il lavoratore ha diritto al conguaglio a credito se ha pagato imposte in eccesso: il rimborso viene fatto nelle buste paga dell’anno. Chiarimenti in dettaglio.

La convenienza del modello 730 rispetto al modello Unico per la dichiarazione dei redditi si evidenzia proprio in questi casi, come ad esempio quando il lavoratore, per errore o disattenzione, paga per le imposte più di quanto dovuto. Può infatti recuperare il surplus pagato, che gli viene rimborsato nella busta paga dell’anno, tramite il sostituto d’imposta, il datore di lavoro o l’ente pensionistico di riferimento.

In sintesi, il lavoratore presenta il modello 730 e gli vengono restituite le imposte trattenute mediante crediti accreditati in busta paga nel mese di luglio o di agosto se è un pensionato. La legge, tuttavia, pone dei limiti ai rimborsi fiscali del datore di lavoro. Vediamo come e perché…

I rimborsi fiscali, che vengono richiesti dal modello 730-4 inviato dai Caf e da erogare di seguito ai dipendenti, possono essere accreditati nella busta paga del lavoratore nel rispetto dei limiti delle ritenute Irpef che il sostituto d’imposta ha prelevato dalle buste paga del proprio lavoratore e relative al mese in cui viene effettuato il conguaglio, cioè a luglio.

Le verifiche dell’invalidità civile per l’anno 2012

 Il nostro Istituto previdenziale ha avviato per l’anno 2012 nuove verifiche sull’invalidità civile e ha comunicato modalità e criteri dei controlli da realizzare.

In base alle comunicazioni, l’Inps ha precisato che il campione sottoposto a verifiche per quest’anno comprenderà i titolari di indennità di accompagnamento (invalidi e ciechi) e di comunicazione, di età compresa tra i 18 e i 67 anni, i titolari di assegno mensile di età compresa tra i 45 e i 60 anni, gli invalidi civili, ciechi civili e sordi con trattamenti economici in revisione nel 2012 e i titolari di handicap grave così come prevede la legge 104/92.

Assunzione liste mobilità 2012

 Ieri abbiamo avuto modo di vedere in che modo sia possibile iscriversi alle liste di mobilità (in estrema sintesi, lo possono fare coloro che sono stati licenziati e appartenevano a imprese con oltre 15 dipendenti). Cerchiamo oggi di comprendere in che modo sfruttare questo strumento di reinserimento nel mondo del lavoro per poter rientrare nella sfera professionale, conseguendo dei vantaggi sicuramente utili per poter incentivare il ricorso a tale servizio.

Innanzitutto, sottolineiamo come, nell’ipotesi di assunzione a tempo indeterminato, anche con periodo di prova, del soggetto iscritto alle liste di mobilità, il datore di lavoro abbia diritto a non pagare per 18 mesi consecutivi i contributi relativi all’INPS, se non per quanto concerne l’importo fisso previsto per gli apprendisti. Al datore di lavoro verrà altresì rimborsato il 50% dell’eventuale indennità di mobilità che l’Istituto nazionale per la previdenza sociale avrebbe dovuto pagare mensilmente al proprio lavoratore.

MSC Crociere posti di lavoro 2012

 MSC Crociere è uno dei principali operatori internazionali nel settore delle crociere. È pertanto intuitivo come un lavoro a terra o a bordo presso MSC Crociere possa costituire una straordinaria occasione professionale per tutti i giovani e meno giovani che desiderino approcciare a questo comparto, sfruttando le numerose opportunità di lavoro che periodicamente la società pone a disposizione dei candidati.

Attualmente, non esistono posizioni aperte “a terra”. Sono invece numerose le opportunità a bordo delle navi da crociera. Iniziamo con l’apertura di una posizione in qualità di “Casino Cashier”, per il quale è necessario potersi relazionare in maniera cortese ed efficace con una clientela multinazionale. La disponibilità è per almeno sei mesi di contratto, ed è richiesta una minima esperienza di lavoro a bordo con un minimo di due anni nel settore Casinò e certificato STCW 95 di Basic Safety Training.

La compensazione dei debiti con la pubblica amministrazione

 Le aziende sentono, in modo particolare in questo periodo, l’esigenza di poter incassare i propri crediti che detengono con l’amministrazione pubblica tanto che il Governo Monti ha deciso di definire i cosiddetti decreti certificazione; infatti, questi attuano l’obbligo per tutti gli enti della pubblica  amministrazione a certificare gli eventuali crediti vantati dalle imprese, per  somministrazioni, forniture e appalti.

Secondo le indicazioni offerte dal Governo, la certificazione si ottiene mandando un semplice modulo standard all’ente  debitore: il modulo è già allegato al decreto, scaricabile subito da internet,  compilabile anche on line.

Novità aperture pompe di benzina

 Il Consiglio di Stato, con la sentenza 2456/12, pubblicata dalla quinta sezione civile, ha apportato alcune importanti novità circa l’apertura di nuove pompe di benzina, da più parti auspicata al fine di incentivare la concorrenza tra compagnie e distributori, anche nei piccoli centri, contribuendo in tal modo a ridurre il prezzo del carburante al servizio e al self service. Nell’attesa di una ulteriore rivisitazione del settore, cerchiamo di comprendere quali siano le novità previste dalla pronuncia del Consiglio.

La sentenza ha dichiarato che deve oramai ritenersi definitivamente superato il precedente orientamento giurisprudenziale secondo cui le autorizzazioni all’apertura degli impianti di distribuzione di carburanti devono essere rilasciate alla luce dell’intero apparato distributivo locale esistente, nel quale la distanza minima tra le pompe di benzina costituisce un parametro che occorre verificare.

Il Rapporto annuale Inps sulla previdenza 2011

 Ieri, 29 maggio 2012, il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua ha presentato la Relazione Annuale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale alla Camera dei Deputati, presso la Sala della Lupa. Il presidente dell’Inps, illustrando la situazione e i risultati di attività dell’Inps, ha posto in evidenza che il nostro Istituto previdenziale è diventato il più grande ente previdenziale europeo a seguito della confluenza di Inpdap ed Enpals, e ha messo in luce il ruolo sempre più importante che esso svolge nel sistema del Welfare italiano.

Le conclusioni dei lavori sono state affidate al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero. A questo proposito, il Ministro Fornero ha parlato della riforma del lavoro all’esame del Parlamento, ritornando, fra l’altro, sul tema particolarmente attuale dei cosiddetti lavoratori esodati e richiamando l’attenzione su quello dell’adeguatezza delle risorse a disposizione per l’età anziana, un problema molto sentito anche a livello europeo e che – ha ribadito il Ministro – non riguarda solo il bilancio pubblico ma tocca ognuno di noi.

Contributi sanitari integrativi, esentasse e deducibili dal reddito

 I contributi sanitari integrativi rappresentano una convenienza sia per il datore di lavoro che per il lavoratore, in quanto i relativi versamenti non sono soggetti a nessuna forma di tassazione, e anzi possono usufruire di una detrazione fiscale del 19% fino al limite di 3.615,20 euro.

Infatti, i contributi che le aziende versano ai fondi sanitari integrativi del Servizio sanitario nazionale a favore dei propri dipendenti rientrano nella categoria delle spese deducibili fino alla cifra di 3.615,20 euro già menzionata.

Il lavoratore, quindi, ma anche il pensionato, può detrarre i contributi sanitari versati dal proprio reddito imponibile ai fini dell’Irpef, cioè dell’imposta sul reddito. In questo senso abbiamo parlato di convenienza per entrambi i soggetti in causa, per l’azienda e per il lavoratore, al fine di chiarire eventuali indecisioni sul versamento di contributi sanitari integrativi e della relativa agevolazione fiscale.

Chiarimenti sui contributi sanitari deducibili, i requisiti per l’agevolazione fiscale

 Per usufruire dell’agevolazione fiscale, i contributi sanitari integrativi devono essere versati ad una cassa che abbia soltanto finalità assistenziali. E inoltre il versamento dei contributi sanitari alla cassa di assistenza va fatto sulla base di un contratto o di un accordo collettivo oppure di un regolamento aziendale.

Il contributo sanitario risulta versato dal lavoratore, ma viene trattenuto dal datore di lavoro direttamente dalla retribuzione lorda del lavoratore, risultando quale contributo previdenziale in busta paga. Il datore di lavoro consegna poi al lavoratore il modello Cud nel quale deve indicare nell’apposita casella l’importo complessivo dei contributi sanitari versati alla cassa di assistenza. Si precisa che i contributi sanitari non concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente.

Ikea nuovi posti di lavoro 2012

 Ikea, uno dei nomi più noti nella distribuzione di arredi e complementi a basso costo, è sempre alla ricerca di nuove professionalità da inserire all’interno delle proprie strutture. Cerchiamo pertanto di comprendere quali siano le opportunità di lavoro che la compagnia svedese riserva, attualmente, per il nuovo personale italiano.

Il metodo più semplice per poter evidenziare quali siano le opportunità professionali che la società ha predisposto per il territorio italiano, è quello di monitorare costantemente l’evoluzione degli aggiornamenti del portale “carriere” della stessa azienda. Ikea dispone infatti di una ricca sezione dedicata ai candidati che aspirino a diventare propri dipendenti, stimolando le candidature spontanee e l’invio di richieste di assunzione.

L’offerta di lavoro congrua nella riforma del lavoro

 L’articolo 62 del testo della Riforma mercato del lavoro voluta dal Governo Monti, in particolare del Ministro del Lavoro Elsa Fornero, prevede la cosiddetta offerta di lavoro congrua, in altre parole, al comma 1 dell’articolo, allo scopo di responsabilizzare i lavoratori che beneficiano di prestazioni di sostegno del reddito in costanza di rapporto di lavoro, la decadenza degli stessi dal trattamento qualora rifiutino di partecipare ad un corso di formazione o riqualificazione o non lo frequentino con regolarità.

L’articolo è piuttosto articolato prevedendo alcuni limiti all’operato del lavoratore che deve sentire il peso dell’assistenza e del sostentamento pubblico.