L’avvocato evasore deve essere cancellato dall’Albo

 Tempi duri per l’evasore; infatti, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13791 del 1 agosto 1012, ha introdotto un importante principio: l’avvocato libero professionista non può dimenticare che, in base al suo importante ruolo, deve sottostare alla disciplina del proprio ordine e, in virtù di questa relazione, non può esimersi alle sue decisioni anche se possono sembrare esagerate.

Riforma lavoro 2012, le condizioni per usufruire degli incentivi alle assunzioni

 Per poter usufruire correttamene degli incentivi all’assunzione è necessario rispettare alcuni criteri. Infatti, per prima cosa è possibile ricordare che l’incentivo finalizzato all’assunzione non spetta se l’assunzione deve rispettare un obbligo preesistente stabilito o dalla contrattazione collettiva o dalle norme di riferimento. Non solo, non è nemmeno possibile richiedere l’incentivo se il soggetto da assumere, in realtà risulta utilizzato con contratto di somministrazione.

La fidanzata in ufficio

 La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso particolare che non sembra proprio un caso limite: se un persona, uomo o donna, che risulta sottoposto ad un datore di lavoro risulta, poi, legata sentimentalmente allo/a stesso/a, in che modo si deve inquadrare il rapporto di lavoro?

Diciamo subito che la Corte di Cassazione ha ribadito che l’eventuale esistenza di un rapporto affettivo tra le parti non esclude la possibilità di instaurare anche un rapporto di lavoro, anche se poi esistono particolari casi limite e condizioni.

La durata del part-time

 Il part-time è un particolare contratto dove il prestatore d’opera decide di fornire la sua collaborazione in misura ridotta; in effetti, si parte da un lavoro, definito full-time, basato su 8 ore di lavoro giornaliero, in relazione al contratto di lavoro applicato, pari a 40 settimanali, settore metalmeccanico ad esempio, o a 4 ore giornaliero, part-time in misura del 50%, per una quota settimanale pari a 20 ore.

L’espulsione del cittadino straniero non è sempre valido

 La forma è importante, in modo speciale quando parliamo di diritto. Recentemente, la Corte di Cassazione, con la sua ordinanza n. 12065 dello scorso 13 luglio, si è espressa su un ricorso presentato da un cittadino e lavoratore straniero, o meglio extra-comunitario, dando ragione a quest’ultimo rilevando l’illegittimità della notifica del provvedimento di espulsione per la ragione che il documento stesso non era conoscibile, ovvero non era stato consegnato tradotto nella lingua dello straniero.

Quando le indennità risarcitorie lavorative sono tassabili

 L’argomento è abbastanza spinoso perché diventa importante capire quando le indennità di tipo risarcitorie imposte al datore di lavoro dal giudice sono o meno tassate.

Per prima cosa occorre ricordare che in questo caso sono intervenute diverse decisioni della Corte di Cassazione che, a più riprese, hanno osservato e ribadito che le indennità dovute dal datore di lavoro a favore del lavoratore suo dipendente in ambito del licenziamento ingiustificato o di recesso per giusta causa, è assoggettata a tassazione.

L’intervento del fondo di garanzia per il trattamento di fine rapporto in caso di cessione del quinto

 In materia di TFR, o di trattamento di fine rapporto, la Corte di Cassazione si è decisa a chiarire alcuni punti in riferimento alle quote di spettanza; in effetti, il Fondo di garanzia, istituto dalla legge 297/1982, può essere richiesto dal lavoratore direttamente o, in alternativa, dagli aventi diritto e, in questo ultimo caso, sempre secondo la Corte di Cassazione, per aventi diritto non sono solo gli eredi del lavoratore regolarmente iscritto al nostro istituto previdenziale ma questa possibilità è concessa anche agli cosiddetti aventi causa.

Dalla Cassazione il mancato reintegro del lavoratore licenziato

 La Corte di Cassazione, sentenza n. 9965 dello scorso 18 giugno 2012, è intervenuta in merito ad licenziamento di un lavoratore, rappresentante sindacale. Infatti, il lavoratore, a seguito dell’impugnazione del  licenziamento riconosciuto illegittimo, non è stato riammesso  nel posto di  lavoro dal datore di lavoro, pur venendo regolarmente retribuito ed ammesso in azienda per svolgere l’attività di rappresentante sindacale.

L’Inps, coinvolta in questo provvedimento attraverso la sua struttura territoriale, ha deciso di intervenire individuando una situazione di mancata effettiva reintegrazione , ha applicato, a carico del datore di lavoro quanto previsto dall’art.18  comma 10 della legge n.300/70.

È legittimo l’installazione degli impianti di videosorveglianza solo con il consenso dei lavoratori

 La Corte di Cassazione è intervenuta a ribadire la sua posizione in merito all’installazione degli impianti di videosorveglianza; infatti, in base alla sentenza n. 22611 dell’11 giugno 2012, il datore di lavoro che videosorveglia i propri dipendenti, in assenza di un accordo con le rappresentanze sindacali, non commette reato se fa sottoscrivere a tutti i lavoratori un apposito documento autorizzativo, espressione del loro assenso.

Ricordiamo che un datore di lavoro, in un momento iniziale, è stato riconosciuto responsabile della violazione dell’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori, per aver fatto installare un sistema di videosorveglianza per controllare i propri dipendenti, senza un preventivo accordo con le rappresentanze sindacali.

L’onere della prova in caso di infortunio

 La Corte di Cassazione, sentenza n. 9661 del 13 giugno 2012, si è pronunciata nel caso di infortunio di un lavoratore esperto; in effetti,  in questo caso il datore di lavoro è assolto dall’onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, nel momento in cui si dimostra che il lavoratore è un soggetto di indubbia professionalità e con specifiche conoscenze dei sistemi di sicurezza, sì da non rendersi necessaria una sua sorveglianza assidua da parte del datore di lavoro o di altri dipendenti.

Nuova sentenza sul tempo tuta dalla Corte di Cassazione

 La Corte di Cassazione è di nuovo intervenuta al fine di chiarire ancora una volta che il tempo tuta deve essere retribuito quando il tempo impiegato dal lavoratore per indossare la divisa aziendale, luogo e tempo dell’operazione siano imposti dal datore di lavoro, rientra nell’orario di lavoro e, di conseguenza, deve essere retributivo (Sentenza della Corte di Cassazione del 07 giugno 2012, n. 9215).

In effetti, per i giudici della Suprema corte, e in conformità ai precedenti orientamenti giurisprudenziali, hanno precisato che rientra nell’orario di lavoro il tempo impiegato dal dipendente per la vestizione e la rivestizione della divisa aziendale, quando luogo e tempo dell’operazione siano imposti dal datore di lavoro” (cfr. Cass. n. 15492/2009, Cass. n. 14919/2009), laddove “è considerato lavoro effettivo ogni lavoro che richieda un’occupazione assidua e continuativa” (art. 3, R.D.L. n. 692/1923).