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Esodati e pensioni passando per la delocalizzazione in Polonia

 La riforma del mercato del lavoro ora è pronta ad essere discussa al Parlamento ma, allo stesso tempo, non si fermano le delocalizzazioni delle imprese italiane in altri Paesi allo scopo di ottenere manodopera ad un prezzo inferiore anche se la sfida economica si vince con gli investimenti e nelle nuove tecnologie: a questo proposito la Germania è un modello sicuramente da imitare.

Infatti, dopo due anni dalla chiusura della vertenza in Indesit in cui il gruppo produttore di elettrodomestici si era impegnato ad investire in Italia, mantenendo le produzioni, oggi ad essere di nuovo a rischio è lo stabilimento di None nel Torinese.

Il gruppo Indesit sarebbe intenzionato a concentrare la produzione di lavastoviglie in Polonia mettendo in pericolo il futuro lavorativo dei 400 dipendenti dello stabilimento torinese, attualmente in Cassa integrazione. Il 18 aprile è in programma un primo incontro, a livello nazionale, tra le Organizzazioni sindacali e l’Azienda, mentre una prossima riunione del Cae si terrà il 24 aprile.

Intanto lavoratori e sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione di tutto il Gruppo e convocato sempre per il 18 aprile il Coordinamento nazionale unitario. A questo proposito Federico Bellono, Segretario provinciale della FIOM CGIL di Torino ha osservato che

Siamo assolutamente contrari ai licenziamenti e alla chiusura dello stabilimento Indesit di None e faremo di tutto, insieme ai lavoratori, per impedire che ciò si verifichi è particolarmente grave perché non stiamo parlando di una multinazionale, ma di un’azienda italiana, e perché appena tre anni fa la questione era già stata affrontata con un faticoso accordo che prevedeva l’impegno da parte di tutti, in primis dell’Azienda, per mantenere la produzione a None

Dall’altra parte, Cgil Cisl e Uil chiedono al Governo Monti modifiche ai provvedimenti varati e più equità sociale. Certezze per i lavoratori espulsi o prossimi all’espulsione dal lavoro. Possibilità a chi è prossimo alla pensione di ricongiungere tutti i contributi maturati in enti e gestioni diverse senza oneri: temo che saranno ribaditi il prossimo 13 aprile con la manifestazione unitaria a Roma.

Nello specifico, i sindacati confederali chiedono che le esenzioni dalla nuova normativa si applichino anche agli accordi di mobilità siglati tra il 4 ed il 31 dicembre 2011; che, per i lavoratori posti in mobilità o in esodo, non si applichi l’incremento dell’età relativo alla speranza di vita.
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