Inps, le comunicazioni per le compartecipazioni familiari

L’Inps, attraverso il messaggio n. 20478 del 28 ottobre 2011 – intitolato come “presentazione telematica di costituzione, prosecuzione, cessazione dei rapporti di piccola colonia e/o compartecipazione familiare” – ha dato comunicazione alla propria utenza che, dalla data di pubblicazione del messaggio stesso, l’invio delle comunicazioni dovrà avvenire esclusivamente tramite canale telematico.

L’Istituto previdenziale del settore privato assicura alle aziende, consulenti, professionisti e associazioni di categoria l’accesso alla procedura dal sito internet dell’Istituto attraverso la sezione “Servizi online”, selezionando l’apposita opzione “Gestione rapporti di lavoro piccoli coloni o compartecipanti familiari” e dichiarando, in caso di primo accesso, la tipologia di utente di appartenenza.

Cassazione, la responsabilità del consulente

La Corte di Cassazione, Sez. Terza Civ., con sentenza n. 21700 del 20 ottobre 2011 ha stabilito un’interessante principio, ossia il professionista non può essere considerato responsabile della consulenza sbagliata qualora risulti derivata da un’interpretazione normativa confusa.

In effetti, la Corte di Cassazione è giunta a questo principio di diritto secondo il quale la limitazione della responsabilità professionale del professionista ai soli casi di dolo o colpa grave a norma dell’art. 2236 codice civile si applica nelle sole ipotesi che presentino problemi tecnici di particolare difficoltà.

Inps e i contributi non dovuti per gli over 65

 L’Inps torna a richiedere i contributi cosiddetti non dovuti, ovvero quelli che, secondo le indicazioni delle rispettive casse di previdenza professionali, non sono dovuti per via dell’età anagrafica dei propri iscritti e della loro posizione previdenziale. L’Inps, attraverso una verifica incrociata tra i dati fiscali con quelli previdenziali, aveva ravvisato un’evasione contributiva a carico di un professionista iscritto alla sua cassa professionale che, in base al regolamento della propria cassa, non era tenuto ad effettuare nessun versamento pur continuando ad esercitare la propria attività.

Il Tribunale di Aosta, intervenendo in argomento, ha così annullato la cartella esattoriale recapitata ad un professionista iscritto all’Eppi (l’Ente di Previdenza dei Periti Industriali), non ritenendo valido il principio giuridico sul quale invece l’Inps aveva fondato la propria azione di recupero.

Friuli Venezia Giulia: contributi per sostituzione liberi professionisti

 La Regione Friuli Venezia Giulia, al fine di permettere la conciliazione tra il lavoro dei liberi professionisti, e le loro esigenze ed i loro bisogni in materia di paternità e di maternità, ha provveduto a stanziare dei contributi finalizzati alla sostituzione del libero professionista dal posto di lavoro non solo per maternità e paternità, ma anche per i servizi assistenziali e socio-educativi domiciliari nei confronti dei minori con handicap grave, per i servizi ricreativi ed educatici extrascolastici, e per la custodia socio-educativa. Alla misura possono accedere i professionisti e le professioniste, iscritti ad ordini o collegi professionali, oppure iscritti ad Associazioni appartenenti ad un apposito registro regionale. Il richiedente deve essere residente nel Friuli Venezia Giulia, deve prestare attività in forma individuale, e deve avere un indicatore della situazione economica equivalente (Isee) non superiore ai 30 mila euro; tale limite scende però a 20 mila euro in caso di famiglia monogenitoriale.

Lavoro abusivo: boom dei falsi dentisti a buon mercato

 Nel nostro Paese la dilagante evasione fiscale è spesso non solo frutto delle scelte e delle azioni truffaldine di imprese furbe che, pur essendo in regola agli occhi del fisco, fanno carte false per dribblarlo, ad esempio, con false fatturazioni o con la compensazione di crediti fiscali inesistenti. Il mancato gettito da evasione per lo Stato arriva in buona parte anche dall’abusivismo, ovverosia dall’esercizio da parte di tanti soggetti di “false” professioni senza alcuna qualifica, e senza nessuna messa in regola a livello fiscale. Il fenomeno è ancor più grave se l’esercizio abusivo della professione può comportare rischi per la salute dei cittadini; non mancano, infatti, nel nostro Paese, veri e propri “maghi” e “guaritori” che, senza alcuna qualifica, ed in luoghi dove spesso l’igiene lascia a desiderare, esercitano illegalmente la professione anche truffando il cittadino cui invece magari viene detto di possedere titoli, riconoscimenti ed onorificenze.

Lavoro irregolare: professioni sanitarie, boom di “maghi” e “guaritori”

 In Italia c’è un grosso vuoto normativo in materia di professioni sanitarie, in quanto molte di queste non presentano una organizzazione in collegi o ordini in modo tale che l’utente possa essere tutelato sulla fruizione di servizi che riguardano la cosa più importante: la nostra salute! Con la crisi, tra l’altro, l’abusivismo in questo settore appare dilagante, e per il cittadino diventa sempre più difficile capire chi pratica massaggi e sedute di fisioterapia in quanto ne ha le competenze, e chi invece si nasconde dietro falsi titoli, falsi riconoscimenti praticando di conseguenza la professione in maniera illegale con tutto quel che ne consegue. Questi rischi non si rilevano chiaramente nelle corsie di ospedale o nelle strutture private, che operano alla luce del sole, ma con le visite a domicilio di finti professionisti che sfruttano le fasi di post-ricovero per praticare in maniera illegale la professione.

Malattie professionali: industria e servizi i settori più a rischio

 Le malattie professionali nel nostro Paese sono sia latenti, sia spesso mortali, e disegnano negli ultimi due anni una tendenza in forte rialzo con un +11% mentre, di contro, gli infortuni oramai da lungo tempo stanno facendo registrare un calo che può tranquillamente definirsi di tipo strutturale. Il dato, fornito dall’INAIL, mette in evidenza come nel nostro Paese quello delle malattie professionali siano un fenomeno insidioso ma anche difficile da quantificare. Secondo l’Istituto, infatti, il +11% segnato dalle malattie professionali nell’ultimo biennio non indica per forza che le condizioni di lavoro siano peggiorate, ma fornisce un quadro della situazione caratterizzato da una maggiore presa di coscienza ed emersione di tale fenomeno tanto subdolo quanto insidioso. Ma in quali settori è più alto il rischio di contrarre malattie professionali?

Malattie professionali: donne più a rischio stress da lavoro

 In Italia, così come in Europa, lo stress da lavoro colpisce tantissimi lavoratori, con un’incidenza superiore per le donne, ed in particolare per quelle che lavorano con una forma di contratto atipico o part-time. Il dato, fornito dall’ISPESL, l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, mette in evidenza come quello dello stress da lavoro sia un argomento che da un lato è complesso, e dall’altro è di grande attualità oltre che di interesse sociale. Questo perché, tra l’altro, a differenza delle altre malattie professionali, lo stress da lavoro è difficile da “misurare” in quanto non si presta a rilevazioni oggettive, ed è inoltre potenzialmente contraibile da tutta la platea di lavoratori in qualsiasi settore di impiego. Ma quali sono le cause per cui un addetto sia affetto da stress da lavoro? Ebbene, l’opinione comune fa pensare che, ad esempio, un soggetto sotto stress sia quello che lavora troppo; invece, anche chi porta avanti una quantità di lavoro insufficiente rispetto alle ore di servizio può essere soggetto allo stress da lavoro.

Italiani: 9 milioni di stressati da lavoro

Vi ricordate quando qui abbiamo parlato dello stress da lavoro. Non ci eravamo sbagliati. Infatti cercando qualche dato o ricerca sul web abbiamo trovato un interessante pezzo pubblicato all’interno di Libero News lo scorso mese di maggio. Sarebbero ben 9 milioni i lavoratori, ossia il 41%, che soffrono di stress.

Questi sono i dati a cui è arrivata una società di consulenza strategica, la SCS Consulting. Pensate che la media europea si attesta al 22%: siamo insomma ben al di sopra della media.

I più stressati in assoluto? I professionisti.