Lavoro precario: tutta colpa del basso titolo di studio

 In Italia spesso si identifica la figura del lavoratore precario con quella di un giovane neo laureato o di una giovane neo laureata, ma dati alla mano non è proprio così. A metterlo in evidenza è la CGIA di Mestre, la quale fa presente come nel nostro Paese quasi un precario su due, per l’esattezza il 45,5%, abbia come titolo di studio solo quello relativo alla licenza media. Sono ben 3,75 milioni, complessivamente, i lavoratori che nel nostro Paese sono precari, ovverosia non hanno un contratto di lavoro stabile, e nella maggioranza dei casi questa mancanza di stabilità lavorativa risulta essere strettamente correlata al basso titolo di studio. E se il 45,5% dei precari ha solo la licenza media, una piccola minoranza, pari al 15,5% individua i giovani neo laureati, mentre solo l’1,1%, poco più di 43 mila in tutta Italia, sono i precari che possiedono un diploma post laurea.

Lavoro Piemonte: forte crescita del tasso di disoccupazione

 Il 2009 in Piemonte è stato un anno da dimenticare dal fronte occupazionale. Nel periodo gennaio-settembre 2009, rispetto agli stessi mesi del 2008, in Piemonte le persone in cerca di un’occupazione sono passate da 94.000 unità a ben 130.000 unità, corrispondenti ad un rialzo che sfiora il 40%. Il dato, fornito dall’Osservatorio regionale, conferma come il 2009 in Piemonte sia stato in tutto e per tutto l’anno della grande crisi; a crescere sul territorio, non a caso, sono state solamente le forme di lavoro precarie e marginali, dal lavoro intermittente a quello di natura occasionale, mentre per le altre forme di lavoro decisamente più stabili gli indicatori sono tutti in rosso. E così, al settembre 2009 in Piemonte il tasso di disoccupazione è balzato dal 4,8% del settembre 2008 al 6,5% del settembre 2009, ovverosia su valori ben oltre la media del Settentrione dove si registra un tasso di disoccupazione al 5,1%.

Storie di precariato: da insegnante a pornostar

 La storia che sto per raccontare può sembrare assurda ma è frutto del precariato che oramai da anni siamo costretti a vedere ( e spesso anche vivere) nel nostro paese.

La protagonista della storia si chiama Michela, è una quarantenne trevigiana e dopo anni di insegnamento ha deciso di dare un taglio con quella vita che lei considerava precaria dedicandosi ai film hard. Michelle Liò, questo il suo nome d’arte ha rivelato

ero stufa di aspettare una supplenza. Però questo non vuol dire che si possano fare certi film solo per soldi. Bisogna esserci portati, bisogna scoprirsi un talento

Lavoro precario: indennità fino a 4.000 euro per i co.co.pro

 Grosse novità in arrivo per i lavoratori precari, ed in particolare per coloro che hanno perso il posto di lavoro con un contratto di collaborazione coordinata e continuativa a progetto. Nell’iter di approvazione della Legge Finanziaria 2010, infatti, c’è in discussione un sostanzioso pacchetto di proposte a sostegno del reddito, ed in particolare a favore di chi è disoccupato, tra cui quella che prevede l’erogazione di un assegno una tantum di sostegno al reddito, a favore del co.co.pro licenziato o con contratto scaduto e non rinnovato, pari a ben 4.000 euro, ovverosia il doppio rispetto a quanto era stato stabilito dal Governo in precedenza. Il beneficio, in particolare, viene calcolato sul 30% del reddito conseguito dal lavoratore co.co.pro nell’anno precedente, fermo restando l’applicazione di un massimale pari ad un assegno di 4.000 euro.

Agente di commercio: professione colpita dalla crisi

 La crisi picchia duro non solo nel settore del lavoro dipendente, ma anche in quello autonomo, con gli agenti di commercio che, a causa della drastica contrazione degli acquisti di beni e di servizi rischiano di gettare la spugna. Non a caso, la Fiarc, Federazione Italiana Agenti e Rappresentanti di Commercio aderente alla Confesercenti, stima che di questo passo ogni anno scompariranno dai tre ai quattromila agenti di commercio. Quello dell’intermediazione commerciale è un settore chiave nel nostro Paese se si considera che su tutto il territorio nazionale operano ben 300 mila imprese, le quali, pur adottando drastiche politiche di tagli ai costi, continuano ad essere in difficoltà in virtù del fatto che in Italia a conti fatti l’inversione di tendenza dei consumi non si è ancora manifestata.

Generazione 1000 euro? Sì, no, macchè!

 Impossibile non ricordarsi il film uscito qualche mese fa “Generazione 1000 euro” e sebbene ci siano state diverse polemiche ha evidenziato in maniera più o meno chiara quello che quotidianamente si vive nel nostro paese. Brillanti laureati assunti con contratto a tempo determinato, senza possibilità di carriera, per 1000 euro al mese.  Ci sono (fortunatamente) casi in cui lo stipendio è più alto ma anche casi in cui arriva a 800 euro al mese. In questo caso diventa praticamente impossibile riuscire a pagare le bollette, l’affitto, le rate della macchina etc…. E poi arrivano persone che, probabilmente non avendo altro da fare, si inventano che noi giovani italiani saremmo “dei bamboccioni“.  Ma come si può pensare di andare via di casa e mettere su famiglia con uno stipendio così basso? Già: mi piacerebbe vedere qualcuno in politica con uno stipendio del genere e vedere cosa farebbe. E il precariato intanto dilaga inesorabilmente.

Perugia: dipendenti precari universitari costretti a rivolgersi alla Caritas

Una notizia, pubblicata ieri 19 giugno, all’interno del quotidiano “Corriere dell’Umbria” deve farci riflettere. Ben 35 dipendenti, per la maggior parte presso le facoltà di Agraria e Veterinaria dell’ateneo di Perugia, dallo scorso mese di gennaio sono senza stipendio.

Il contratto stagionale (manco si trattasse di un lavoro nel settore del turismo) è infatti scaduto lo scorso dicembre e l’Università di Perugia avrebbe giustificato la non riconferma di questi precari (pensate che alcuni lo sono anche da venti anni) per mancanza di disponibilità finanziarie.

I precari hanno indetto anche una conferenza stampa nel corso della quale hanno detto

Hanno regolarizzato tutti i precari specializzati, come tecnici e ricercatori, dopo soli diciotto mesi. Noi siamo in attesa da venti anni. Ma per loro evidentemente non c’è stato alcun problema economico

Lavori insoliti: fare indagini di mercato … sorridendo

Prima di parlare di questa professione vogliamo fare una piccola quanto doverosa premessa.
Una delle principali leggi di mercato (forse la più importante) sia quella di cercare di accontentare bisogni e desideri dei consumatori che in mercato globale sono estremamente variegati.

Ed è qui che entra in campo il marketing che potremmo definire come il mezzo grazie al quale un’azienda riesce a trovare la propria identità e cercare in un certo senso anche di anticipare le tendenze e le mosse dei concorrenti. A questo punto arrivano le cosiddette “indagini di mercato” che mirano appunto a rispondere a specifiche domande quali “Chi sono i nostri clienti potenziali?” oppure “Quali sono i nostri concorrenti attuali e potenziali ed i loro principali punti di forza e di debolezza?”
Le indagini di mercato cercano anche di ricreare una sorta di filo diretto tra produttore e consumatore. Le indagini di mercaro possono riguardare tutti i settori: dall’arredamento al fumo passando per il cibo fino ad arrivare al settore delle auto.

Lavoro in nero … in Parlamento

Nel corso del programma “Le Iene” del 27 marzo è andato in onda un interessante servizio relativo al lavoro in nero in Parlamento. Lo stesso show aveva già fatto in passato un servizio simile e pare che le cose siano rimaste pressochè invariate.

Sembra infatti che su 516 portaborse, soltanto 194 abbiano un contratto. Proprio così: la stragrande maggioranza lavora in nero e con compensi irrisori. Le testimonianze andate in onda parlando di giovani che percepiscono 700 euro al mese (ma anche meno)  per 9/10 ore al giorno, senza contratto. Questo, come sappiamo bene significa non godere nè di contributi (e quindi niente pensione) nè di ferie nè di maternità. Insomma niente di niente. Eppure i Parlamentari dispongono di una somma che andrebbe destinata proprio ai Portaborse. Invece così non accade e il mondo dei precari aumenta sempre di più.

Precari: aiuti fino a 2600 euro. E poi?

Qualcosa sembra muoversi almeno per quello che rigiuarda i precari (ossia tantissimi lavoratori). Cominciamo dalle parole del Ministro del Welfare Sacconi, riprese dal sito agi

L’indennita’ di reinserimento per i lavoratori a progetto con un solo committente sale al 20% di quanto percepito l’anno precedente, in un intervallo che va da 1.000 a 2.600 euro

Reddito minimo garantito: a lanciarlo la Regione Lazio

L’ Italia sembra davvero essere il paese delle contraddizioni: se da una parte assistiamo a continue lamentale sulla mancanza di fondi da destinare alla cassa integrazione, dall’altra parte la Regione Lazio lancia il cosiddetto “reddito minimo garantito“.

Di cosa si tratta?
Di una somma di denaro (530 euro al mese) che verrà erogata a circa 4000 cittadini senza lavoro (fino ad un massimo di 7000 euro l’anno).

Chi potrà richiedere questa somma di denaro?
Disoccupati, inoccupati, precari, residenti nel Lazio da almeo 2 anni e il cui reddito, relativo all’anno precedente, non sia superiore a 8000 euro.

Nuovi precari: i Magistrati onorari

Se state ancora pensando che il mondo dei precari sia solo quello dei giovani o dei neo diplomati (o neo laureati) vi state sbagliando.

In un paese in cui la sanità va a rotoli, la politica non riesce a trovare soluzioni a problemi concreti, anche la Magistratura gioca la sua parte. E diciamolo pure: non fa una gran bella figura.

Corsi di formazione: utili o semplicemente una perdita di tempo?

Esistono tantissimi corsi di formazione, nei settori più disparati, organizzati da diversi Enti e che almeno in teoria dovrebbero permettere di acquisire maggiori conoscenze e competenze. Generalmente questi corsi vengono finanziati con i soldi stanziati dal Fondo Sociale Europeo.

Sono corsi articolati in una parte teorica e in una parte finale rappresentata dallo stage, ossia lo strumento che dovrebbe permettere di mettere in pratica le nozioni apprese nelle ore di aula. A volte è pevista anche un’indennità di frequenza corrisposta all’allievo a fine corso.