La crescita delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo è praticamente nulla su base mensile, e contenuta in un lievissimo + 1,2% su base annua. A dircelo è l’Istat, nel suo periodico monitoraggio, nel quale aggiunge altresì che la crescita tendenziale sarebbe la più bassa dal 1983 ad oggi: tenendo conto che l’anno di riferimento è il periodo di avvio delle serie storiche dell’Istituto, è altresì probabile che la debolezza delle retribuzioni contrattuali orarie possa trovare un termine di paragone in periodi ben antecedenti a 29 anni fa.
A cavarsela peggio sono stati, inoltre, i dipendenti della pubblica amministrazione: per loro la variazione delle retribuzioni orarie contrattuali di marzo sarebbe praticamente nulla, mentre l’incremento tendenziale sarebbe stato pari a + 1,7% per quanto concerne i dipendenti del settore privato con, al loro interno, una maggiore spinta per il settore tessile, l’abbigliamento, la lavorazione pelli, la chimica, il comparto della gomma, la plastica, le lavorazioni minerali non metallifere e quello delle telecomunicazioni (variazioni da + 2,7% a + 2,9% in tutti i comparti).