Lavoro e diritto allo studio: forti differenze tra Nord e Sud

 Per uscire dalla crisi, tutti uniti, senza il rischio che si accentuino le diseguaglianze a livello territoriale, è necessario investire sui giovani, nella loro formazione, garantendo nel Mezzogiorno quei necessari investimenti per colmare un divario, esistente e palese, che c’è tra Nord e Sud. Su tali basi la CGIL ha indetto per il prossimo 28 novembre 2009 una manifestazione finalizzata proprio a ribadire la necessità di investire nel Mezzogiorno per il Diritto allo studio. Questo perché esistono delle criticità e delle differenze che riguardano non solo le borse di studio, ma anche gli alloggi e le mense, spesso inefficienti e carenti nel Meridione, per non parlare poi dello stato in cui versa al Sud l’edilizia scolastica con tutti i rischi che ne conseguono in materia di sicurezza. Per questo secondo Vera Lamonica, Segretaria Confederale del più grande Sindacato italiano, è necessaria una svolta, un percorso che segni una discontinuità rispetto a quanto accaduto nel passato.

Lavoro e crisi: la Cgil “esige” delle risposte

 Erano in centomila ieri le persone che a Roma hanno partecipato ad una manifestazione che, indetta dalla Cgil, è stata organizzata per far emergere e portare alla luce le storie di tanti lavoratori colpiti dalla crisi. Secondo Guglielmo Epifani, segretario generale del più grande Sindacato italiano, parlando ad una piazza gremita di persone, il peggio non è ancora passato; secondo il leader della Cgil, infatti, ad attraversare il guado sono state sinora solo le banche e le borse, ma per il lavoro e per i lavoratori il peggio deve ancora venire. Guglielmo Epifani si è rivolto direttamente ed espressamente al Governo, invitandolo a cambiare registro e ad affrontare una volta per tutte i nodi di questa crisi.

Lavoro e previdenza: per Draghi necessario innalzare età pensionabile

 Non è la prima volta che Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, parla del nostro sistema pensionistico, e della necessità di innalzare l’età pensionabile. Il Governatore lo ha fatto a Moncalieri, ma per il momento nessuno ha teso la mano, dagli altri fronti istituzionali, riguardo ad una proposta ed un tema tanto spinoso quanto chiaramente penalizzante per i lavoratori che, prima di godersi dopo anni di attività il meritato riposo, sarebbero costretti a lavorare per qualche anno in più. In particolare, Maurizio Sacconi, Ministro del welfare, ha “chiuso la porta” sostenendo che le misure messe a punto dall’attuale Governo in carica in materia di pensioni siano più che sufficienti. In particolare, il Ministro ha lasciato intendere che con il recente e progressivo innalzamento dell’età pensionabile delle donne fino al 2015, così come previsto dal Decreto anticrisi, non siano più necessari interventi di natura strutturale sul sistema previdenziale.

I sindacati

Se fino a qualche tempo fa il lavoratore veniva visto solamente come un soggetto passivo nel mondo del lavoro e dotato solamente di diritti adesso, fortunatamente, non è più così. Il lavoratore ha infatti un ruolo attivo ed ha doveri ma anche diritti.

Proprio per difendere i diritti dei lavoratori sorsero intorno alla fine del XVIII secolo le prime forme di associazione dei lavoratori meglio conosciuti ai giorni nostri col nome di sindacati. Ricordiamo comunque sia che così come esistono sindacati che si occupano dei lavoratori ne esistono anche che si occupano degli interessi dei datori di lavoro. Rivestono un ruolo delicato e molto importante.

Le richieste del sindacato Domina per colf e badanti

 Gazzetta del Lavoro riceve e pubblica

DOMINA, il sindacato che rappresenta le famiglie che danno lavoro a colf e badanti, commenta favorevolmente le dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla famiglia Carlo Giovanardi, in merito alla possibile regolarizzazione delle badanti che si trovano già nel territorio italiano, senza permesso di soggiorno, ma con un rapporto di lavoro già in corso.

Sono infatti numerose le famiglie italiane che affidano ad assistenti stranieri la cura dei propri anziani e spesso questa è l’unica maniera per garantire alle persone sole e non autosufficienti, la possibilità di continuare a vivere nel proprio ambito domestico.

Perugia: dipendenti precari universitari costretti a rivolgersi alla Caritas

Una notizia, pubblicata ieri 19 giugno, all’interno del quotidiano “Corriere dell’Umbria” deve farci riflettere. Ben 35 dipendenti, per la maggior parte presso le facoltà di Agraria e Veterinaria dell’ateneo di Perugia, dallo scorso mese di gennaio sono senza stipendio.

Il contratto stagionale (manco si trattasse di un lavoro nel settore del turismo) è infatti scaduto lo scorso dicembre e l’Università di Perugia avrebbe giustificato la non riconferma di questi precari (pensate che alcuni lo sono anche da venti anni) per mancanza di disponibilità finanziarie.

I precari hanno indetto anche una conferenza stampa nel corso della quale hanno detto

Hanno regolarizzato tutti i precari specializzati, come tecnici e ricercatori, dopo soli diciotto mesi. Noi siamo in attesa da venti anni. Ma per loro evidentemente non c’è stato alcun problema economico

Universitari: un esercito di lavoratori low cost e in nero

Vogliamo parlarvi di un nuovo slogan, di un fenomeno che è in costante e preoccupante crescita: quello degli studenti universitari che per cercare di gravare in misura minore sul bilancio familiare cercano un’occupazione part time (conciliabile con lo studio).

Fin qui nulla di male, anzi sembrerebbe che i giovani italiani non siano poi tanto “bamboccioni”. Purtroppo però “non è tutto oro quel che luccica”. Perché? Presto detto.

Anzitutto proviamo a vedere insieme quali sono i principali lavori cercati dai giovani universitari. sono soprattutto quelli che possono essere svolti nei week end o in orari serali: baby sitter, hostess, promoter, barista, cameriere. Non è difficile riuscire ad ottenere uno di questi lavori; ma non sempre ciò è sinonimo di garanzie. Ebbene sì: stiamo proprio parlando di una brutta piaga sociale, quella del lavoro in nero. Sappiamo bene cosa voglia dire lavorare in nero: significa svolgere una determinata attività privi di qualsiasi tutela assicurativa. Si violano inoltre tutte le norme fiscali e tributarie ….e si rischia addirittura di non essere pagati.