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Lavoro e carriere facili: quando il padre invita il figlio ad emigrare

 C’è spazio in Italia per un giovane, brillantemente laureato, rigorosamente nei termini, nel mondo del lavoro, e per un’occupazione in linea con i propri meriti scolastici e la propria bravura? Ebbene, sono sicuro che per molti di voi la risposta è negativa; probabilmente ne avete passate tante, spesso siete stati “scavalcati” dai meno bravi solo perché certe candidature erano “sponsorizzate“. In funzione di questi eventi, c’è rassegnazione, spesso rabbia, e molto spesso si perde anche quella determinazione necessaria per sfruttare le poche occasioni che capitano. La fotografia dell’Italia dalle carriere facili per alcuni, pochi eletti, e difficilissima per tutti gli altri, è ben impressa anche nella mente di Pier Luigi Celli, direttore generale della Luiss, il quale in una lettera al figlio, pubblicata su “Repubblica.it“, lo invita apertamente  a concludere gli studi ed a lasciare un’Italia che “non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio“.

E’ la lettera di un padre rassegnato, ma che nello stesso tempo tiene tantissimo al futuro del proprio figlio, e non ci sta a vederlo lottare, dopo aver brillantemente concluso gli studi, per guadagnare all’inizio un millesimo rispetto al lauto stipendio preso da un grande manager che non pagherà mai per i propri errori ed i propri fallimenti, o un centesimo di quello che prende, nonostante anni di sacrifici sui libri, un “tronista” o una velina. Pier Luigi Celli, che in passato, tra l’altro, è stato direttore generale della Rai, per il bene del proprio figlio, invita di conseguenza quest’ultimo ad evitare che stando in Italia, si trovi poi, senza volerlo, emarginato, anche in maniera subdola e senza sapere perché.

Anni di sacrifici sui libri, e di duro studio, per il padre a conti fatti non possono essere spesi in un Paese come il nostro dove, in virtù di una società fortemente individualista, si è quasi sempre pronti a svendere valori e principi che dovrebbero caratterizzare, invece, sia il senso di onestà, sia quello di solidarietà. La lettera di Pier Luigi Celli è uguale a quella che molti padri in Italia probabilmente scriverebbero ai loro figli, affinché questi ultimi non vivano le difficoltà che il capofamiglia ha vissuto ed ha incontrato durante gli anni. E voi, affinché vi siano riconosciuti i meriti e le vostre capacità, sareste disposti a lasciare l’Italia?

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