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Lavoro nero: fenomeno dilagante nel Mezzogiorno

 Il lavoro nero nel nostro Paese non solo mette in una posizione di rischio e di forte svantaggio i lavoratori, spesso privi dei diritti più elementari, ma alimenta anche una concorrenza sleale a scapito degli imprenditori che, invece, esercitano l’attività nel pieno della legalità. Questo è, tra l’altro, quanto sostiene la Confartigianato che sul lavoro nero e sull’economia sommersa, attraverso il proprio Ufficio Studi, ha rilevato come nel nostro Paese, e specie al Sud, quello del lavoro nero sia un fenomeno dilagante ed in crescita. In Italia ci sono ben 640 mila abusivi con la Regione Calabria che è la maglia nera del lavoro irregolare; nella Regione in tal senso è Crotone la città con la densità più elevata di abusivi, mentre nel resto d’Italia c’è nello stesso tempo da registrare il primato positvo di Bolzano e dell’Emilia-Romagna dove il fenomeno è più circoscritto con livelli di economia sommersa, lavoro irregolare ed abusivismo inferiore alla media nazionale.

E così le attività abusive in crescita hanno portato ad un aumento della loro incidenza sul prodotto interno lordo nazionale, passata dal 16,6% dell’anno 2007 al 16,9% del 2008. E  mentre gli artigiani e le piccole imprese regolari annaspano anche a causa della crisi e del conseguente calo delle commesse e degli ordinativi, gli operatori abusivi non pagano le imposte, fanno concorrenza sleale e creano un danno anche all’Erario a partire dal mancato pagamento dell’imposta sul valore aggiunto (Iva).

Basti pensare che nel periodo gennaio – maggio di quest’anno la Guardia di Finanza ha scovato quasi 3.800 evasori totali sparsi sul territorio nazionale a fronte di un imponibile sfuggito al fisco pari alla bellezza di 7,9 miliardi di euro, ovverosia quasi la metà delle risorse che sono servite al Governo per mettere a punto l’ultima manovra finanziaria. L’abusivismo, inoltre, crea spesso non solo disoccupazione, ma anche inattività, e non a caso nel Mezzogiorno il tasso di attività delle persone di età compresa tra i 25 ed i 54 anni ha fatto registrare un calo del 2,5%.

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