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Posto fisso: un “sogno” durato meno di 48 ore

 A distanza di tre giorni dalle dichiarazioni di Giulio Tremonti, Ministero dell’Economia e delle Finanze, sulla preferenza per il posto fisso rispetto a quello “flessibile”, il “sogno” del lavoro stabile è già sfumato. Il Ministro Tremonti, infatti, ha raccolto in sostanza solo l’appoggio del Premier Berlusconi e dei Sindacati, mentre sia gli altri Ministri della squadra di Governo, sia, tra l’altro, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, hanno lasciato intendere come il diritto al posto fisso sia oramai un retaggio del passato. In merito è stato molto critico il giudizio di Fulvio Fammoni, segretario confederale della CGIL, il quale ha dichiarato come da un lato fosse facile prevedere che il dibattito sui lavoratori precari si chiudesse in meno di 48 ore, e dall’altro come con quanto accaduto il Governo mostri ancora una volta la chiara volontà a non agire nel contrasto al precariato.

Insomma, una cosa sono le parole, un’altra cosa sono i fatti quando tra l’altro domani, 23 ottobre 2009, i lavoratori pubblici e privati scenderanno in piazza per manifestare nell’ambito di uno sciopero generale proclamato da Cobas, Sdl e Cub. In piazza ci sarà anche il popolo della scuola per dire “no” ai tagli, per chiedere la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari, e adeguati aumenti salariali per i docenti e per il personale tecnico, ausiliario ed amministrativo.

La protesta del popolo della scuola è anche contro i cosiddetti contratti di “disponibilità” e contro l’immobilismo del Governo che non effettua investimenti massicci in un settore chiave per il futuro dell’Italia come quello della scuola.  Lo sciopero generale proclamato dal sindacalismo di base, in generale, è stato proclamato anche e soprattutto a difesa del reddito e contro i massicci licenziamenti che ci sono stati e ci saranno a causa della crisi. A tal fine, Cobas, Cub e Sdl chiedono per tutti il salario minimo garantito, l’innalzamento della cassa integrazione almeno all’80% dello stipendio e la rivalutazione delle pensioni e dei salari da indicizzare al reale costo della vita.

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