Disoccupazione: in Italia 500 nuovi senza lavoro al giorno

 La CGIA di Mestre ha monitorato l’andamento dei disoccupati nell’Unione Europea negli ultimi due anni, compresa anche l’Italia dove dall’inizio della crisi l’esercito dei senza lavoro è cresciuto al ritmo di 500 al giorno con un tasso di aumento dei disoccupati pari al 24,1%; il dato è chiaramente negativo, ma conforta, comunque fino ad un certo punto, il fatto che nello stesso arco di tempo, in media, nell’Unione Europea i disoccupati dall’inizio della crisi siano cresciuti del 37,9%. Quindi, gli effetti nefasti della crisi sull’occupazione si sono abbattuti in Italia e negli altri Paesi europei in maniera più o meno forte. Il segretario dell’Associazione degli artigiani mestrina, non a caso, ha messo in risalto come Paesi come il Regno Unito e la Spagna dal fronte occupazionale abbiano avuto un durissimo colpo.

Lavoratori e famiglie in difficoltà: Fondo Anticrisi a Milano

 Con l’inizio del mese di settembre, e la conseguente conclusione della pausa estiva, sono ripresi nella città di Milano i lavori dell’Amministrazione comunale che in particolare ha inaugurato la ripresa delle attività con la discussione in Aula di una importante misura di sostegno alle famiglie, ai lavoratori in difficoltà ed all’occupazione. Trattasi, nello specifico, in linea con quanto già preannunciato nelle scorse settimane, di un Fondo Anticrisi che ha una dote finanziaria pari a ben 10 milioni di euro; le risorse derivano dai maggiori dividendi rispetto alle previsioni di Bilancio comunale che sono stati erogati dalle società municipalizzate, e che ora serviranno per venire incontro a chi ha perso il posto di lavoro, ed a chi non riesce più a sostenere spese obbligate quali la retta per il nido, le spese mediche, l’affitto o la rata del finanziamento per la prima casa, ma anche per permettere a queste persone di poter conseguire un più facile ed un più rapido reinserimento nel mondo del lavoro.

Posto di lavoro: la paura di perderlo dopo le ferie

 Non sono pochi nel nostro Paese i lavoratori che, al ritorno dalle ferie, magari dopo un paio di settimane di relax, sono presi letteralmente dalla paura di trovare l’impresa chiusa, o di vedersi recapitata entro il mese di settembre una lettera di licenziamento. D’altronde dopo la pesante crisi degli ultimi due anni in Italia ci sono ancora tantissime imprese, specie quelle medie e piccole, che si stanno leccando le ferite e che, anche per effetto di una crisi di liquidità dovuta a tanti fattori, letteralmente annaspano nell’attesa che l’economia riparta di slancio e con essa anche gli ordinativi e le commesse. Ebbene, al riguardo la Camera di Commercio di Monza e Brianza, avvalendosi della collaborazione di Digicamere, ha effettuato un’indagine dal titolo “I consumi e le famiglie brianzole e lombarde: Famiglie e fiducia in uscita dalla crisi“; l’indagine, nello specifico, è stata realizzata sul territorio della Lombardia andando ad intervistare telefonicamente, con un questionario strutturato, 900 persone che nel nucleo familiare hanno di norma la responsabilità di effettuare gli acquisti.

Lavoratori creativi: a Milano tiene l’occupazione ma aumenta lo stress

 Milano nel nostro Paese è la patria dell’economia creativa, ma negli ultimi due anni, quelli della crisi, anche in questo settore qualcosa è cambiato, a partire dagli stili di vita condotti dai professionisti del comparto. A rilevarlo è la Camera di Commercio di Milano in base ad un sondaggio condotto su un campione di circa 1700 soggetti che rappresentano la categoria dei professionisti della comunicazione e dei servizi culturali nel capoluogo lombardo. Nel dettaglio, uno dei dati più importanti emersi è quello relativo all’occupazione, che regge nonostante la difficile congiuntura; ma a fronte del mantenimento del posto di lavoro, per sei soggetti interpellati su dieci aumenta lo stress e per ben tre su quattro si è dovuto fare i conti con un calo di fatturato.

Glaxo Smith Kline: Verona, futuro incerto per oltre 500 ricercatori

 Le grandi multinazionali straniere sembrano intenzionate, nell’ottica della razionalizzazione, della ristrutturazione e della delocalizzazione aziendale, ad abbandonare il nostro Paese. Non c’è solo Alcoa, il colosso americano dell’alluminio, pronto a fare i bagagli e chiudere alcuni stabilimenti nel nostro Paese. Anche il colosso della farmaceutica britannico Glaxo Smith Kline punta a chiudere sei centri di ricerca nel mondo, tra cui quello di Verona dove lavorano oltre 500 ricercatori con il rischio che competenze e professionalità a livello scientifico di livello elevato vadano disperse. I Sindacati chiaramente non ci stanno specie se si considera che l’ultimo bilancio annunciato dalla multinazionale è stato all’insegna della forte crescita degli utili, ragion per cui la decisione secondo le rappresentanze dei lavoratori appare ancor più ingiustificata ed inaccettabile. Sulla vicenda s’è mosso anche Maurizio Sacconi, Ministro del Lavoro, il quale nel corso di un incontro con i Sindacati ha fatto presente come non saranno accettate decisioni unilaterali.

Lavoro Piemonte: forte crescita del tasso di disoccupazione

 Il 2009 in Piemonte è stato un anno da dimenticare dal fronte occupazionale. Nel periodo gennaio-settembre 2009, rispetto agli stessi mesi del 2008, in Piemonte le persone in cerca di un’occupazione sono passate da 94.000 unità a ben 130.000 unità, corrispondenti ad un rialzo che sfiora il 40%. Il dato, fornito dall’Osservatorio regionale, conferma come il 2009 in Piemonte sia stato in tutto e per tutto l’anno della grande crisi; a crescere sul territorio, non a caso, sono state solamente le forme di lavoro precarie e marginali, dal lavoro intermittente a quello di natura occasionale, mentre per le altre forme di lavoro decisamente più stabili gli indicatori sono tutti in rosso. E così, al settembre 2009 in Piemonte il tasso di disoccupazione è balzato dal 4,8% del settembre 2008 al 6,5% del settembre 2009, ovverosia su valori ben oltre la media del Settentrione dove si registra un tasso di disoccupazione al 5,1%.

Lavoro e salute: attenzione alle malattie a lunga latenza

 In Italia c’è lavoro e lavoro. Ci sono professioni “tranquille”, per le quali si sta seduti per otto ore davanti ad un terminale, magari con più pause durante la giornata rispetto al consentito, e ci sono lavori decisamente più usuranti, al punto che la salute è a rischio senza neanche accorgersene. Ci sono infatti alcuni settori dove l’inalazione di polveri e composti derivanti dalla lavorazione dei metalli, del legno e di altri materiali, possono mettere a rischio la salute nel lungo periodo con la formazione, anche dopo parecchi anni, di tumori del naso. Le polveri ed i composti a rischio, in particolare, sarebbero quelli derivanti dalla lavorazione del cuoio e del legno, ragion per cui il lavoro del falegname, di chi è addetto alla lavorazione dei mobili o della concia delle pelli rischia di contrarre dei carcinomi naso-sinusali; ma lo stesso dicasi per sostanze potenzialmente cancerogene come i composti del cromo ed i sali di nichel che, in generale, rischiano di mettere in serio rischio, senza adeguate protezioni sul posto di lavoro, la salute di chi lavora nell’industria chimica, nel tessile ma anche in agricoltura e nel settore della panificazione.

Master e formazione ambientale: lavoro sicuro e di alto profilo

 In tutto il mondo, compresa l’Italia, si sta sviluppando a ritmi esponenziali il cosiddetto “mercato verde“, ovverosia quello che assorbe a livello occupazionale figure professionali specializzate nel settore dell’ambiente, della tutela del territorio e del risparmio energetico. Trattasi dei cosiddetti “green jobs” che, a detta di molti, rappresentano le professioni del futuro ed un volano per una crescita sostenibile dell’economia mondiale. Non a caso, in Italia l’Isfol, Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori, ha condotto un’indagine sulle “professioni ecologiche”, rilevando come i master e la formazione in questo settore, ovverosia quello ambientale, permettano, in otto casi su dieci, di trovare lavoro dopo appena un anno. Rispetto ad altre tipologie di master, chi lo ha concluso, ed ha trovato lavoro sul “mercato verde“, si è “sistemato”, nell’80% dei casi, nell’arco di sei mesi e con un’occupazione di alto profilo.

Occupazione Lombardia: un lavoratore su due non teme il licenziamento

 In Lombardia quasi un lavoratore su due non prevede e non teme che in famiglia nel 2010 ci saranno licenziamenti; a rilevarlo è la Camera di Commercio di Monza e Brianza in base ad una ricerca, dal titolo “L’economia familiare. Monza, Lombardia, Italia”, effettuata avvalendosi del coordinamento a livello scientifico di Ref-Ricerche per l’economia e la finanza. In particolare, la percentuale di chi non teme un licenziamento, nello scorso mese di dicembre, si è attestata in Lombardia al 49% rispetto al 43% del mese di giugno 2009, il che conferma come i lavoratori della Regione siano tornati al lavoro, dopo le festività, con più tranquillità ma anche più certezze in merito al loro futuro lavorativo. E se sul rischio di perdere il posto di lavoro, il 49% del campione interpellato ha riposto con un “certamente no“, il 23% si è limitato ad un “probabilmente no” rispetto ad una percentuale per questa opzione di risposta che, invece, nel giugno scorso si era attestata a 32%.

 

Lavoro Italia: un disoccupato su due è di lunga durata

 Nel 2008 in Italia il tasso di attività, prendendo a riferimento la popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, era pari al 63%, ben al di sotto della media nell’Unione Europea pari al 70,9%. A rilevarlo è l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica nel Rapporto “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo“, da cui è altresì emerso come l’Italia in merito al tasso di attività della popolazione sia quart’ultima nell’Europa a 27 Paesi, e come la crisi abbia lasciato il segno proprio dal fronte occupazionale. Nel 2008, anno preso a riferimento dall’Istat nel suo Rapporto, nel nostro Paese solamente il 58,7% della popolazione, di età compresa nella fascia dei 15-64 anni, aveva un’occupazione; ma se entriamo più nel dettaglio l’Istituto ha constatato come nel nostro Paese ci siano delle forti “differenze di genere“. La percentuale del 58,7%, infatti, è il frutto di un tasso di occupazione del 70,3% per gli uomini appartenenti alla fascia d’età citata, e solo del 47,2% per le donne.

Occupazione Lombardia 2010: per le assunzioni occorre aspettare

 In Lombardia per la ripresa delle assunzioni occorre aspettare ancora; lo stesso, invece, non dicasi per l’economia che, invece, dovrebbe riprendere a crescere al traino della domanda estera rispetto a quella interna. E’ questa, in sintesi, la fotografia scattata dalla Camera di Commercio di Milano analizzando i dati dal 2008 ad oggi di Unioncamere Lombardia – Prometeia, in base ai quali sono state effettuate delle previsioni per l’economia lombarda nel nuovo anno. Nel complesso, quindi, per l’economia lombarda la ripresa è alle porte ma, come accennato, chi nella regione ha perso il posto di lavoro a causa dei massicci tagli generati dalla crisi dovrà attendere; l’Ente camerale, infatti, prevede ancora uno strascico negativo sull’occupazione, ragion per cui, a fronte del miglioramento degli indicatori di crescita economica, per le assunzioni occorrerà aspettare ancora un po’.

Lavoro 2009: cala il sipario sull’anno della crisi

 Mancano oramai poche ore alla fine del 2009, ed è tempo di tracciare un bilancio su ciò che è accaduto in Italia dal fronte occupazionale. A fronte di una finanza tornata in salute, con le principali Borse che quest’anno hanno messo a segno rialzi di rilievo nei dodici mesi, in Italia i lavoratori hanno invece pagato a caro prezzo gli effetti della crisi e le sue ripercussioni sull’economia reale. In linea con le attese, non a caso, è salito nel nostro Paese il tasso di disoccupazione, i cassintegrati sono aumentati in misura esponenziale, così come i lavoratori precari, che lo erano già nel 2008, o lo sono diventati ancor di più quest’anno, oppure hanno perso il lavoro a causa della chiusura delle imprese o mancato rinnovo del contratto stesso. Il 2010 si apre in sostanza con uno scenario contraddistinto da un dato di fatto: i poveri sono diventati ancora più poveri sia a causa della perdita del reddito, spesso l’unico in famiglia, sia perché la cassa integrazione garantisce un importo decurtato rispetto ad uno stipendio che già a mala pena bastava per sbarcare il lunario.

Lavoro: ecco lauree e diplomi “introvabili”

 Quest’anno, per ovvi motivi, il livello di assunzioni programmate sarà in Italia inferiore rispetto al 2008, ma le imprese, nonostante ci sia oramai un esercito di due milioni di disoccupati, continuano a fatica a trovare candidati con un curriculum il linea con quanto richiesto. Non a caso, da una stima effettuata dal Centro studi di Unioncamere emerge come quest’anno mancheranno all’appello ben 54mila diplomati ad indirizzo tecnico-professionale, e ben 27mila laureati nel settore scientifico ed economico. Insomma, trattasi complessivamente di oltre 80 mila posti di lavoro vacanti a conferma di come nel nostro Paese ci siano laureati e diplomati “in eccesso”, e laureati e diplomati ad alto tasso di occupabilità proprio perché il loro “pezzo di carta” è introvabile o quasi.