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Lavoro: in fuga dall’Italia alla ricerca di un po’ di felicità

 Mi chiamo Paola, ho 28 anni, laureata da 4, e sono calabrese. La mia laurea in scienze politiche, conseguita presso l’Università della Calabria, fino ad oggi, in Italia, è risultata utile esclusivamente per conferirmi qualche punto in più nella graduatoria degli ammessi al servizio civile, attività che ho svolto nella mia cittadina dal dicembre 2009 e per tutto l’anno seguente. Dal conseguimento della tanto agognata laurea ho sempre lavorato, passando da un centro di assistenza fiscale ad uno studio commerciale ad un centro di assistenza disabili, e tuffandomi nel mondo del web come articolista, cosa che mi regala quotidianamente molte soddisfazioni, gestendo, fra le varie cose, numerosi ed importanti blog.

Ma internet a parte, nonostante titolo di studio e vari attestati di qualifica, non ho trovato nulla, nel mio bel Paese, che mi concedesse seriamente un’opportunità lavorativa soddisfacente, se non i soliti contratti a progetto di due e tre mesi e collaborazioni occasionali. Ora mi trovo in Lussemburgo, dove ho raggiunto il mio ragazzo che da qualche mese lavora presso un’importante società del posto, e questo non perchè non avesse trovato nulla giù da noi in Calabria.

Il suo settore, l’informatica, è probabilmente ciò che oggi offre maggiori opportunità lavorative, ma in troppi lo affollano, anche incompetenti, e l’azienda presso cui era impiegato, la più importante del sud Italia nel settore editoriale, non concedeva salti di qualità, facendo lavorare i dipendenti in un clima quasi di terrore, dove vigeva una forte pressione psicologica. Non è facile lavorare 8 ore al giorno con gente convinta di saperne più di te e che manda a monte un lavoro perfetto perchè si rende conto di quanto non valga nulla e che se si trova lì, a ricoprire quella carica, è grazie all’aiuto di papà… Insomma, un lavoro a tempo indeterminato in un’azienda privata, 1300 euro, a Cosenza, pochi km da casa: in quanti sarebbero andati via?

Pochi…Ma quali soddisfazioni personali si hanno in un luogo dove bisogna dar conto del proprio operato a persone con qualifiche inferiori, sulla carta e nella realtà, che sono lì per questa e quell’altra conoscenza? Già, perchè in Italia mi sembra d’aver capito che si possa andare avanti solo in questo modo! Io, personalmente, non ho lasciato nulla nella mia terra quattro mesi fa, a parte una famiglia che mi ha sempre sostenuta in tutto. Qui ho trovato numerose opportunità, dal corso di formazione gratuito al master prestigioso ed allo stesso tempo economico, al tirocinio in azienda (tirocinio retribuito!).

Qui, nella città di Lussemburgo, si concede un’opportunità non solo a chi soddisfa pienamente i requisiti richiesti da un annuncio di lavoro o da un bando per uno stage aziendale, perchè è sul campo che si vuole mettere alla prova le potenzialità di una persona, e lo si fa anche tramite lo svolgimento di tirocini retribuiti ed in settori lavorativi per cui, magari, non si ha alcuna laurea specifica, ma che consentono comunque di dare tanto ed apprendere molto, di conoscere meglio il mondo del lavoro, aiutando inoltre un giovane ad inserirsi pienamente in questo.

In Italia, oggi, a cosa serve fare un tirocinio se non a sfruttare chi lo svolge? Ed un curriculum professionale ricco serve ancora? Forse si: per lavorare in un call center o stare alla cassa di un supermercato! Io ed il mio ragazzo, insieme, vogliamo costruire qualcosa che abbia un senso, che ci dia soprattutto soddisfazioni, che ci consenta di crescere professionalmente ed a livello personale, cosa che l’Italia, negli ultimi tempi, ha smesso di offrire ai suoi tanti giovani che, nonostante tutto, la amano, e continueranno a farlo, anche da lontano.

Paola Assanti

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