I lavoratori più stressati? Gli autisti di autobus

 Inail approfitta del tema dei lavori usuranti per pubblicizzare la ricerca condotta da diverse università per avvalorare ciò che si sta affermando da diversi anni, ovvero i conducenti di mezzi pubblici appartengono di certo a questa particolare categoria. L’autorevole rivista scientifica Journal of Occupational Health Psychology e una ricerca inglese che ha preso in rassegna circa un centinaio di mestieri hanno alla fine decretato che il lavoro più stressante del mondo è guidare un autobus.

Ciò che ha giustificato questa asserzione non è stata tanto la routine dei percorsi compiuti quotidianamente, quanto le caratteristiche di questa professione: un lavoro continuamente esposto a rischi quotidiani. In effetti, le cause sono molteplici: dalla paura ad essere aggrediti da passeggeri sempre più impazienti e irascibili ad una vita passata nel traffico, tra ingorghi, colpi di clacson e pirati della strada.

Inail, il part time da opportunità a ripiego

 L’esigenza è una sola, ovvero quella di far conciliare la vita familiare con quella lavorativa: il lavoro a tempo parziale diventa così per le donne una scelta necessaria se intendono svolgere un’attività extra-domestica.

Secondo i dati diffusi dall’Inail questo particolare contratto di lavoro è anche l’unica alternativa alla disoccupazione per le donne tra i 18 e i 29 anni.

L’Istat pone in evidenza che la percentuale di donne giovani in part-time è tripla rispetto a quella maschile (31,2% contro 10,4%) e, al giorno d’oggi, il part-time non è solo uno strumento che permette di poter conciliare le scelte di lavoro con le esigenze di vita, ma, sempre secondo i dati, il part-time si sta trasformando da scelta a ripiego necessario.

Inail, al via la formazione ex articolo 11 decreto 81/2008

È stato siglato l’accordo per il finanziamento di progetti formativi nell’ambito del decreto 81/2008 per le piccole, medie e microimprese che permette di attribuire le risorse per la campagna nazionale di formazione già precedentemente definita grazie all’accordo fra le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le organizzazioni di rappresentanza dei datori di lavoro; in sostanza, l’accordo intende offrire dei strumenti formativi a imprese che, per la loro peculiarità, non dispongono di risorse e nemmeno di strutture proprie.

In base all’accordo sono stati individuati, come soggetti beneficiari, i datori di lavoro e i lavoratori che siano in possesso di specifici criteri.

Rientrano, infatti, come beneficiari del presente accordo i datori di lavoro delle piccole, medie e microimprese e i piccoli imprenditori di cui all’articolo 2038 del codice civile così come i lavoratori autonomi e i lavoratori dipendenti, compresi anche quelli stagionali delle piccole e medie imprese, e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.

L’Inail e lo stress da lavoro correlato

Il nostro Legislatore, dal mese di gennaio 2011, obbliga le imprese a rivedere il documento di valutazione del rischio e ha emesso una serie di documenti che permettono di definire i principi e le procedure per valutare le cause dello stress.

In effetti, sul posto di lavoro i carichi di tensione sono, spesso, all’ordine del giorno: turni troppo lunghi, dissidi con i colleghi e l’ansia da prestazione sono elementi che mettono a rischio il benessere del luogo di lavoro.

In base alla circolare del 18 novembre 2010 del ministero del Lavoro, le aziende saranno obbligate per legge a misurare il livello di stress dei propri dipendenti.

Il documento emesso dal ministero contiene le linee guida necessarie per la valutazione del rischio stress lavoro-correlato, così come previsto dal Testo unico 81/2008 sulla sicurezza sul lavoro.

Stress lavoro-correlato, pubblicato il comunicato della Commissione consultiva

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2010 n. 304 del 30 dicembre del 2010 il comunicato che richiama l’approvazione, avvenuta il 17 novembre 2010 da parte della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, delle Indicazioni per la valutazione dello stress lavoro-correlato di cui all’articolo 6, comma 8, lettera m-quater, e 28, comma 1-bis, del Decreto Legislativo n. 81/2008 e successive modificazioni.

Come espresso dalla Nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la circolare recepisce le indicazioni della Commissione consultiva istituita dallo stesso Testo unico.

Ministero del Lavoro, indicazioni per lo stress da lavoro correlato

 Il Ministero del lavoro ha fornito, attraverso la lettera circolare del 18 novembre 2010, alcune indicazioni per la corretta valutazione dello stress lavoro-correlato.

La Commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro nella riunione del 17 novembre 2010 ha approvato le indicazioni necessarie per la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato, così come prevede il decreto n.81 del 2008 di cui agli articoli 6, comma 8, lettera m-quater, e l’articolo 28, comma 1-bis, sempre del medesimo decreto legislativo e successive integrazioni e modificazioni.

Con questa iniziativa il Ministero intende offrire, in anticipo rispetto al termine di legge ad oggi stabilito come termine ultimo il 31 dicembre 2010, ai datori di lavoro pubblici e privati, agli operatori e ai lavoratori uno strumento di indirizzo ai fini della corretta attuazione delle previsioni di legge in materia di valutazione del rischio, con riferimento alla peculiare e innovativa tematica del rischio da stress correlato al lavoro.

Lavoro e malattia: telefonino e computer, attenzione allo stress

 Mal di schiena, dolori e problemi alle mani, mal di testa, nonché problemi agli occhi ed alla vista. Sono questi i disturbi più comuni di chi lavora in ufficio e passa buona parte della giornata tra l’utilizzo del personal computer e l’uso del telefonino. Al riguardo la Camera di Commercio di Milano ha effettuato un’indagine sia prendendo a riferimento i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), sia quelli del registro delle imprese unitamente alle riposte fornite da un campione di oltre cinquecento imprenditori milanesi. Ebbene, dall’indagine è emerso come siano ben 390 mila i lavoratori milanesi che, a seguito di disturbi legati allo stress da lavoro, passano dall’ufficio al medico. Come sopra accennato, è tutta colpa dell’utilizzo tanto del telefonino quanto del computer con una media di utilizzo per i lavoratori milanesi pari ad oltre 5 ore al giorno.

Inail, nel 2020 il boom dei malati di stress

Lo stress sarà nel 2020 una delle maggiori cause da assenza dal lavoro, lo spiega Giovanni Battista Bartolucci, professore ordinario di Medicina del lavoro all’università di Padova, alla conferenza internazionale Ioha dove pone in evidenza le carenze dell’organizzazione del lavoro come la causa principale dello stress da lavoro insieme ai conflitti tra colleghi e superiori, alle mansioni svolte dai lavoratori e al carico lavorativo.

Le parole del professor Bartolucci sono sostenute da uno studio presentato nel corso della conferenza internazionale organizzata dall’Associazione italiana degli igienisti industriali (Aidii), insieme a INAIL ed ex Ispesl.

Stress da lavoro, in arrivo il documento per la valutazione dei rischi

La recente finanziaria rinvia al 31 dicembre il termine per entrata in vigore delle norme; in effetti, secondo le recenti disposizioni, dal 31 dicembre 2010 tutte le aziende italiane, private e pubbliche, dovranno valutare i rischi di stress da lavoro correlato e prendere le misure necessarie per tutelare i lavoratori.

Ricordiamo che il nostro ordinamento prevede fin dal 1942 l’obbligo di tutelare anche il benessere morale dei lavoratori.

La prevenzione dello stress e la promozione del benessere in ambito lavorativo è sicuramente un tema che implica un coinvolgimento delle parti sociali. Di questo avviso è il Dirigente della Divisione Salute e Sicurezza sul lavoro Lorenzo Fantini che, in un recente intervento, ha osservato che le parti sociali, insieme ai maggiori organismi istituzionali, dovranno adoperarsi per elaborare entro la fine dell’anno indicazioni di tipo metodologico per la valutazione e il trattamento dello stress lavorativo.

Burnout: cos’è e chi coinvolge?

 Il termine burnout è stato utilizzato per la prima volta negli anni Trenta nello sport. Questo termine era utilizzato per descrivere la condizione fisica di alcuni atleti che, avendo esaurito tutte le loro energie, non avevano alcuna possibilità di recupero.

Attualmente il termine è utilizzato nel campo della psicologia del lavoro per indicare una sindrome. La sindrome da burnout studiata in maniera approfondita dalla psichiatra C. Maslach, è una manifestazione sintomatologica che colpisce le persone che svolgono lavori che richiedono uno stretto contatto con gli utenti del servizio. Il burnout, insieme al mobbing, è una condizione che negli ultimi anni ha interessato molto gli studi in psicologia del lavoro.

I professionisti che sono maggiormente esposti al rischio di sviluppare questa sindrome sono spesso impiegati in tutte quelle professioni definite di “relazione d’aiuto” includenti oltre che una prestazione professionale anche un coinvolgimento personale. Fanno parte delle professioni di relazione d’aiuto tutte le attività che s’iseriscono nell’area sanitaria, assistenziale, educativa, sociale, ecc (medici, infermieri, insegnanti, educatori, poliziotti, ecc.).

I migliori ed i peggiori lavori del 2010

 Attuario, ingegnere del software, analista dei sistemi computerizzati, biologo, storico, matematico, assistente paralegale, statistico, account ed igienista dentale. E’ questa la classifica dei migliori lavori del 2010 stilata dal Portale Careercast.com che, tra l’altro, ha stilato anche la classifica dei dieci peggiori lavori del 2010, che sono i seguenti: addetto portuale, taglialegna, operaio siderurgico, lavoratore di azienda casearia, saldatore, netturbino, tassista, lavoratore in edilizia, addetto alle misurazioni e postino. In base a queste classifiche, Careercast.com ha rilevato come per il secondo anno consecutivo i lavori migliori siano stati quelli legati alla matematica alle scienze ed al settore dei computer a conferma del fatto che ai tempi della crisi le imprese assumono in prevalenza persone con un’elevata qualifica. Ma come mai, secondo Careercast.com, è quello dell’attuario il lavoro migliore del 2010 e, non ad esempio, come magari si potrebbe pensare, quello dell’ingegnere del software?

Stabilito il rinvio della valutazione del rischio da stress-correlato

Per effetto della conversione del decreto legge del 31 maggio 2010 n. 78, meglio conosciuto come correttivo alla manovra finanziaria, è stato prorogato la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato al 31 dicembre 2010 anche per le aziende private.

Infatti, per effetto dell’articolo 8 del decreto legge 78/2010, convertito in legge n. 122/2010, e al fine di adottare le opportune misure organizzative, nei confronti delle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 e dei datori di lavoro del settore privato il termine di applicazione delle disposizioni di cui agli articoli 28 e 29 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di rischio da stress lavoro-correlato, è differito al 31 dicembre 2010 e quello di cui all’articolo 3, comma 2, primo periodo, del medesimo decreto legislativo è differito di dodici mesi.

Telelavoro

 Il Telelavoro è una forma di lavoro a distanza, con cui il lavoratore presta la sua attività totalmente, oppure anche solo part time, al di fuori dei confini fisici e logistici della sede di lavoro e lo fa in prevalenza da casa.

L’impiegato che opera in Telelavoro lo fa attraverso l’ausilio di mezzi informatici e telematici e cioè con il PC con connessione ad internet.

Molti sono i benefici sia per i datori di lavoro che per i telelavoratori e tra questi il forte risparmio nelle spese di trasporto (ufficio-casa casa-ufficio) per i dipendenti e i risparmi di manutenzione delle sedi di lavoro per i datori. Inoltre non sono contemplati i pasti fuori casa, vi è meno stress e un ambiente di lavoro più confortevole e in certe forme vi può essere elasticità e autonomia nell’organizzazione delle attività lavorative.

Stress lavoro-correlato e valutazione del rischio psicosociale

 Nel nostro Paese ci sono ben quattro milioni di lavoratori che vengono colpiti dai sintomi da stress lavoro-correlato; trattasi del 10% del totale dei lavoratori che in tutta Europa accusano tali sintomi, ma la platea è decisamente più ampia se si includono anche quei lavoratori che vedono nello stress lavoro-correlato non solo un fattore che incide sulla qualità delle prestazioni lavorative, ma anche sulla salute. Di conseguenza, la promozione della sicurezza, del benessere e della salute dei lavoratori deve diventare un fattore centrale nella gestione d’impresa e nel rapporto tra il datore di lavoro ed i suoi dipendenti/collaboratori, al punto che oramai proliferano i corsi sulla prevenzione dei sintomi da stress lavoro-correlato proposti gratuitamente o a pagamento per combattere e prevenire tali sintomi in azienda. Alla fine del mese scorso, a Roma, c’è stata la nona Conferenza dell’European Academy of Occupation Health Psycology, dalla quale è emersa, in accordo con quanto messo in risalto dall’Ispesl, l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, la necessità di adottare nel Vecchio Continente, al fine di combattere e prevenire i fenomeni di stress lavoro-correlato, una metodologia comune.