Maria Grazia Gelmini dovrà rifare le graduatorie dei precari

 L’Anief (Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione) che si è occupata dei ricorsi dei supplenti inseriti  in coda nell’ultimo aggiornamento delle liste dei supplenti, fa sapere dell’ordinanza del Tar Lazio, secondo cui se entro 30 giorni Maria Grazia Gelmini non  eseguirà l’ordine del tribunale amministrativo verrà designato un commissario che si occuperà della questione.

Questo provvedimento rischia di fare precipitare nel caos l’inizio dell’anno scolastico. Infatti, parte degli 8 mila docenti che hanno ottenuto l’immissione in ruolo ad agosto potrebbero avere una revoca a favore dei colleghi con più punteggio. La situazione vale anche per gli oltre 100 mila supplenti nominati alcune settimane fa.

Ammortizzatori sociali: serve cassa integrazione più lunga

 La crisi finanziaria ed economica su scala internazionale, abbattutasi anche in Italia, con ripercussioni negative sul sistema imprenditoriale e sull’occupazione, non lascerà tutto come prima della tempesta. A farlo presente è stata Susanna Camusso, segretaria confederale della CGIL, la quale, di conseguenza, ha sottolineato come la soluzione non sia quella di rimanere immobili a guardare aspettando che la crisi passi.

Secondo il più grande Sindacato italiano, infatti, occorre tutelare il sistema industriale e l’occupazione bloccando i licenziamenti, e tra le proposte avanzate c’è quella di allungare la cassa integrazione ordinaria da 52 a 104 settimane, provvedere ad estendere i contratti di solidarietà, e prolungare il beneficio dell’indennità di disoccupazione ordinaria. Fondamentale per la CGIL è anche il sostegno al Mezzogiorno attraverso il completamento delle reti infrastrutturali, e la messa in sicurezza degli ospedali e delle scuole su tutto il territorio nazionale.

Le donne scelgono il part-time

Spesso abbiamo parlato della difficoltà che incontrano le donne nel conciliare maternità e carriera; una soluzione che spesso viene adottata in queste situazioni è quella del part-time.

A confermare questa scelta sono arrivati i risultati di uno studio compiuto da Unioncamere da cui si evince che la percentuale di donne che sceglie un orario di lavoro ridotto è in aumento.

La ricerca ha anche individuato l’identikit del lavoratore tipo con contratto part-time: appunto donna, sotto i trent’anni e non laureata.

Riforma Brunetta: cosa cambia per il lavoro pubblico

 Per il personale del pubblico impiego, e per i dirigenti, è arrivato tempo di confrontarsi sia con i meriti, sia soprattutto con i demeriti; il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato, in linea con le attese la “Riforma Brunetta“, fortemente voluta dal Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione al fine di dare avvio ad una vera e propria “rivoluzione” nella PA. Il principio fondamentale su cui si fonda la “Riforma Brunetta” è quello della trasparenza; le Amministrazioni, in merito, dovranno adottare un piano triennale e dovranno aprirsi ai “controlli” sia interni, sia esterni, anche al cittadino.

Con la Riforma decadono inoltre gli incentivi a pioggia, visto che vengono introdotti gli incentivi economici, e quelli di carriera, solamente per i lavoratori più capaci e meritevoli; non a caso, per ogni Amministrazione solamente il 25% dei dipendenti potrà beneficiare del trattamento accessorio nella sua misura massima, e ci saranno di conseguenza in ogni Amministrazione dei lavoratori pubblici che non prenderanno alcun incentivo.

Stress da lavoro: tutti pronti a fare downshifting

 Chi guadagna di più vive meglio? Non è detto. Di norma più si guadagna, più crescono le responsabilità, aumenta lo stress e la vita diventa così pianificata e, spesso ripetitiva, che non mancano i momenti in cui sarebbe meglio mollare tutto e cercare un lavoro più “tranquillo”, anche se questo comporta una diminuzione del salario. Nell’era in cui i soldi sono tutto o quasi, nel mondo, invece, aumentano coloro che si dichiarano pronti a “scalare marcia“, ovverosia a passare a mansioni e responsabilità di livello inferiore pur di tornare a riappropriarsi della propria vita. Una vita meno stressante comporta di norma anche una vita più lunga, al punto che la voglia di “scalare marcia” ha un nome, rigorosamente in inglese.

Gino Giugni, padre dello statuto dei lavoratori, è morto

 Gino Giugni, giurista e riformatore appartenente al vecchio Psi (Partito Socialista Italiano), è morto domenica notte a Roma al termine di una grave malattia alla veneranda età di 82 anni. Viene ricordato come il fondatore dello Statuto dei lavoratori, dal momento in cui nel 1969 venne messo a capo della Commissione nazionale che ebbe l’incarico di scrivere il testo (il quale rappresenta una delle norme principali del diritto del lavoro italiano).

Gino Giugni è stato professore di diritto del lavoro all’università di Roma, e presidente del Psi. Ha insegnato a Parigi e Los Angeles, ed è diventato presidente dell’Accademia europea di diritto del lavoro.  negli anni 80 Giugni ha presieduto le commissioni ministeriali per la riforma delle liquidazioni e sul costo del lavoro. Nel 1983 a Roma è stato vittima di un attentato delle Brigate Rosse, a cui è sopravvissuto.   Nel corso della sua carriera, ha assunto cariche sempre più importanti, diventando presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama ed ottenendo dal 1993 al 1994 la carica di ministro del Lavoro e della sicurezza sociale del governo Ciampi. Infine ha ricoperto la carica di presidente della Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.

Professione manager: figura importante ai tempi della crisi

 Ai tempi della crisi economica e finanziaria, la figura del manager per il titolare d’impresa è ancor più importante, visto che lavorando a fianco ed a stretto contatto può contribuire sia a portare avanti i progetti aziendali, sia a mettere in campo azioni capaci di superare le temporanee difficoltà. Per questo, la Camera di Commercio di Milano, attraverso la sua azienda speciale Formaper, e con il contributo finanziario e la promozione a cura di Unioncamere Lombardia e della Regione Lombardia, porta avanti su tutto il territorio regionale, a livello di professione, un vero e proprio servizio di matching impresa-manager.

Grazie infatti ad una banca dati, gestita dal “SIT”, lo Sportello Impresa in Trasformazione, il titolare d’impresa può “scegliere” tra oltre seicento manager con elevate competenze e disponibili a dare supporto operativo e decisionale per l’innovazione, per vendere di più, per l’accesso al credito, per tagliare e controllare i costi.

In crisi anche il settore della moda

Anche il sistema moda sta risentendo in modo piuttisto pesante della crisi che sta colpendo un po’ tutti i settori. Queste le parole poco rassicuranti di Michele Tronconi, presidente del Sistema Moda Italia.

Entro la fine dell’anno prevediamo una riduzione di 26-27 mila occupati su un totale di 508 mila nel settore, gli effetti più pesanti della crisi sul lavoro li vedremo nei prossimi mesi.

Secondo Valeria Fedeli, leader della Filtea-Cgil al previsione potrebbe però essere diversa se

si considera tutta la filiera del settore, industriale e artigano, con cuoio, calzature e occhiali: in questo caso i posti di lavoro a rischio sono circa 80mila su un’occupazione totale di 785.000 addetti

Imprenditoria immigrata: in Italia tanti piccoli “business”

 Nel nostro Paese per gli immigrati è soprattutto il lavoro uno degli aspetti che agevola la loro integrazione, e che gli permette di dare tra l’altro un contributo valido alla crescita della nostra economia. In Italia anche gli immigrati hanno accusato e risentono della crisi, ma anche per modi e stili di vita trattengono il respiro in attesa di tempi migliori, e mostrano una vitalità ed una fiducia che permettere loro, tra l’altro, di potersi affermare non solo come lavoratori, ma anche come imprenditori.

Non a caso, secondo un rapporto di InfoCamere, anche ai tempi della crisi in Italia l’imprenditore immigrato fa leva sulle sua capacità ed abilità per integrarsi nella società e nel territorio in cui opera, e dove, molto spesso, è titolare di un’impresa sotto forma di ditta individuale. Per l’imprenditore immigrato è il commercio il settore preferito, ma non mancano titolari d’impresa immigrati anche nel settore delle costruzioni, manifatturiero e servizi alle imprese.

Se sei bello guadagni di più

Secondo voi essere belli può aiutare sul posto di lavoro? Stando ai dati di una ricerca compiuta dall’Università di Yale sì. Hanno esaminato 4000 tra uomini e donne e ne è emerso che i belli arrivano a guadagnare anche il 10% in più dei colleghi un po’ meno affascinanti. Oltre agli stipendi sono stati valutati anche i quozienti intellettivi dei volontari. E’uscito fuori che chi è meno bello deve essere intelligente più del 40% rispetto ad uomo o ad una donna bella per poter guadagnare la stessa cifra.

Colf e badanti: quasi 300 mila ora sono in regola

 Dovevano essere all’incirca 300 mila, e così è stato. Mercoledì scorso, 30 settembre 2009, si è infatti è chiusa la campagna di regolarizzazione per colf e badanti; ebbene, in accordo con quanto riporta una nota ufficiale del Ministero dell’Interno, le domande di regolarizzazione pervenute sono state 294.744, di cui 114.336 per la regolarizzazione delle badanti, e 180.408 domande per le colf.

In questo modo, quasi 300 mila lavoratori italiani, comunitari e immigrati irregolari possono ora guardare al futuro con più certezze e più tutele riguardo alle prestazioni svolte; il datore di lavoro, per ogni posizione sanata, ha pagato con il modello F24 un contributo di emersione una tantum pari a 500 euro, potendo tra l’altro avvalersi della possibilità di “chiudere” con il passato visto che con la regolarizzazione a carico del datore di lavoro non scattano provvedimenti e/o sanzioni, anche penali, sulla situazione pregressa.

A fronte delle 294.744 domande presentate, il Ministero dell’Interno ha rilasciato altrettante ricevute, mentre i moduli di regolarizzazione richiesti sono stati ben 351.219. 149.670 domande di regolarizzazione sono state inviate dai privati, 137.160 da Patronati ed Associazioni, 4.673 dai Consulenti del Lavoro ed appena 3.238 dai Comuni italiani.

Lavoro call center: più disoccupati senza “offerte retention”

 A seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, la delibera dell’Agcom sulla riduzione dei tempi per attuare la portabilità del numero di cellulare da un gestore ad un altro è tornata ad avere piena efficacia; il Consiglio di Stato, infatti, ha annullato la sospensiva imposta dal Tar del Lazio sulla “portabilità veloce”, e di conseguenza, con ricadute positive sui consumatori, passare da un gestore all’altro avviene nell’arco di tre giorni; ma purtroppo in tutto, ed anche in questo caso, c’è il rovescio della medaglia. Con la “portabilità lenta“, infatti, il vecchio gestore, prima di “esaudire” la richiesta del cliente, faceva un ultimo tentativo per farlo desistere, proponendogli in particolare un’offerta quasi “personalizzata” in grado di trattenerlo. Trattasi delle cosiddette “offerte retention” che vengono gestite dagli operatori di call center e che quindi contribuiscono a dare lavoro a tanti giovani. A conti fatti, quindi, con la “portabilità veloce” ci guadagna il consumatore ma ci perde il lavoratore.

Supplenti a rischio nomina

Il ministro dell’Istruzione Maria Grazia Gelmini aveva firmato ad aprile un decreto riguardante le graduatorie dei precari  che si rinnovava rispetto al passato: la differenza consisteva nel fatto che le graduatorie erano bloccate per due anni e che vi era la possibilità per i supplenti di inserirsi su tre province (oltre quella di appartenenza) ma soltanto in coda.

Tale  provvedimento avvantaggiava i precari delle regioni settentrionali spesso surclassati nelle immissioni in ruolo e nell’attribuzione delle supplenze più lunghe dagli altri colleghi del meridione, i quali non solo avevano più anni di precariato, ma anche più punti.

Informatica e telecomunicazioni: a rischio migliaia di posti di lavoro

 In Italia la recessione picchia duro anche nel comparto dell’Ict, l’Information and Communication Technologies, al punto che di questo passo a fine anno saranno persi nel settore ben 20 mila posti di lavoro. La stima, nello specifico, emerge dalle anticipazioni sul Rapporto dell’Assinform, che traccia, tra l’altro, l’andamento della domanda di settore, e da cui è emerso un arretramento generalizzato che, partendo dal calo della domanda nella pubblica amministrazione, passa anche attraverso gli altri utilizzatori, ovverosia le famiglie e le imprese. Pesante, in particolare, è stato nel primo semestre il crollo della domanda di hardware con un -15,7%, ed a ruota i servizi informatici con un -7,3% ed il software con un -4,1%; il dato aggregato parla di un calo della domanda dell’Ict del 4,5% nei primi sei mesi, con prospettive tutt’altro che rosee, purtroppo, per l’ultimo trimestre dell’anno in corso. Di conseguenza, davanti a questo quadro allarmante, Assinform nel Rapporto sottolinea la necessità di mettere a punto interventi di natura urgente per sostenere le imprese e, di riflesso, anche l’occupazione per evitare una vera e propria emorragia di posti di lavoro.