Procedura di mobilità in deroga

 Negli ultimi giorni abbiamo avuto modo di comprendere cosa sia la procedura di mobilità e come ottenere l’indennità di mobilità. Oggi compiamo un piccolo passo in avanti nel completamento della conoscenza di questa procedura, andando ad analizzare nel dettaglio sintetico le principali caratteristiche della mobilità in deroga (alla normativa vigente), una indennità che potrà garantire un reddito sostitutivo della retribuzione a tutti i lavoratori licenziati da aziende non destinatarie della normativa sulla mobilità, e a quei lavoratori che hanno fruito della mobilità ordinaria e per i quali sia prevista una proroga del trattamento.

L’indennità spetterà a tutti i lavoratori subordinati (compresi gli apprendisti e i lavoratori con contratto di somministrazione) che ne abbiamo fatto richiesta presentando all’INPS (struttura territorialmente competente) il modello DS 21 – COD. SR 05. Requisito oggettivo fondamentale dovrà essere rappresentato dal licenziamento. Ma non solo.

Procedura di mobilità

 La procedura di mobilità è disciplinata dalla legge 23 luglio 1991, n. 223, art. 4, che precisa come le aziende destinatarie della mobilità abbiano la facoltà di avviare la relativa procedura e stabilire il numero dei lavoratori in esubero, dopo aver esaminato la situazione insieme ai rappresentanti sindacali e di categoria. Al termine della procedura di mobilità, le aziende procedono al licenziamento dei lavoratori e ne comunicano i dati agli Uffici del Lavoro per l’iscrizione nelle liste di mobilità, strumento particolarmente utile per poter favorire la rioccupazione di alcune particolari categorie di lavoratori licenziati.

L’INPS, in proposito, ricorda come i licenziamenti debbano avvenire entro i 120 giorni dalla chiusura della procedura, salvo diversa indicazione. In merito alla procedura di mobilità, la successiva pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza n. 6 del 18/21 gennaio 1999) ha altresì stabilito che deve essere riconosciuto il diritto a percepire le indennità di mobilità anche a quei lavoratori che – pur in assenza delle prescritte procedure di mobilità non attivate a causa del comportamento omissivo del datore di lavoro – possono essere iscritti, a seguito di espressa richiesta, nelle relative liste, “qualora sia accertata la natura collettiva dei licenziamenti, conseguenti alla totale cessazione delle attività aziendali”.

Assunzione liste mobilità 2012

 Ieri abbiamo avuto modo di vedere in che modo sia possibile iscriversi alle liste di mobilità (in estrema sintesi, lo possono fare coloro che sono stati licenziati e appartenevano a imprese con oltre 15 dipendenti). Cerchiamo oggi di comprendere in che modo sfruttare questo strumento di reinserimento nel mondo del lavoro per poter rientrare nella sfera professionale, conseguendo dei vantaggi sicuramente utili per poter incentivare il ricorso a tale servizio.

Innanzitutto, sottolineiamo come, nell’ipotesi di assunzione a tempo indeterminato, anche con periodo di prova, del soggetto iscritto alle liste di mobilità, il datore di lavoro abbia diritto a non pagare per 18 mesi consecutivi i contributi relativi all’INPS, se non per quanto concerne l’importo fisso previsto per gli apprendisti. Al datore di lavoro verrà altresì rimborsato il 50% dell’eventuale indennità di mobilità che l’Istituto nazionale per la previdenza sociale avrebbe dovuto pagare mensilmente al proprio lavoratore.

Tutela maternità per lavoratrici non occupate

 Alle lavoratrici disoccupate viene riconosciuto il diritto all’indennità di maternità, anche se non hanno gli stessi requisiti contributivi previsti per le lavoratrici dipendenti, parasubordinate e autonome.

L’Inps paga, infatti, l’assegno di maternità erogato dal Comune di residenza. Per usufruire del diritto all’assegno dei maternità del Comune, bisogna rispettare precise, ma semplici norme: presentare la domanda entro 60 giorni, accertarsi che il proprio reddito non superi l’indicatore ISE.

Quindi alle lavoratrici disoccupate viene riconosciuto dalla legge lo stesso diritto alla tutela della maternità che spetta alle lavoratrici dipendenti, parasubordinate e autonome. La legge, in sintesi, riconosce che anche le lavoratrici non occupate e le donne senza lavoro hanno diritto ad un sostegno del proprio reddito, nel caso in cui non abbiano altre forme previdenziali di maternità e anche se non posseggono i requisiti contributivi.

Chiarimenti sull’indennità di maternità dei Comuni e dello Stato

 Abbiamo già spiegato che l’indennità di maternità dei Comuni e dello Stato è un forma di previdenza che si può richiedere solo quando la donna non ha altri diritti all’indennità di maternità dello Stato.

All’assegno di maternità erogato dai Comuni per le neo mamme residenti in Italia hanno diritto: *le cittadine italiane dal 2 luglio 1999; e cittadine comunitarie dal 1° luglio 2000); *le cittadine extracomunitarie in possesso della carta di soggiorno (dal 1° luglio 2000); *le cittadine non comunitarie in possesso del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo; *le cittadine non comunitarie in possesso della carta di soggiorno di familiare di cittadino dell’Unione o Italiano, della durata di cinque anni; *le cittadine non comunitarie in possesso della carta di soggiorno permanente per i familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro.

L’importo delle agevolazioni fiscali per assegni di mantenimento

 In base alla legge Finanziaria 2008, le agevolazioni competono nella misura prevista dal comma 3 dell’art. 13 del TUIR a favore dei pensionati che hanno meno di 75 anni. Di seguito, in dettaglio.

Se il reddito complessivo del coniuge che incassa l’assegno periodico non supera i 7.500 euro, gli spetta una detrazione fiscale pari a 1.725 euro. Se invece il reddito complessivo del coniuge che incassa l’assegno periodico di mantenimento, escluso l’assegno di mantenimento per i figli, è compreso fra i 7.500 e i 15.000 euro, la detrazione è di 1.255 euro, oltre ad una ulteriore cifra da zero ad un massimo di 470 euro.

Si ricorda che l’agevolazione fiscale per gli assegni di mantenimento non è cumulabile con la detrazione per lavoro dipendente. Infatti, la legge prevede questa detrazione fiscale per dare un sostegno economico ai coniugi separati o divorziati che incassano l’assegno periodico, ma basandosi sul presupposto che il coniuge che incassa l’assegno non percepisca redditi di lavoro dipendente.

Agevolazioni fiscali per assegni di mantenimento

 In caso di separazione o divorzio fra due coniugi si pone sempre, fra gli altri inevitabili problemi, quello dell’assegno di mantenimento, anche sotto l’aspetto fiscale.

Viene a crearsi, infatti, una tra le situazioni familiari e reddituali più difficili, che abbisognano di una maggiore tutela fiscale. Allo scopo il Tuir ha previsto una detrazione d’imposta sugli assegni periodici di mantenimento sia per il coniuge che eroga l’assegno periodico di mantenimento che per il coniuge che lo incassa. La detrazione fiscale Irpef a favore del coniuge che percepisce l’assegno periodico di mantenimento è uguale a quella concessa per i redditi da pensione, ma non si cumula con il reddito di lavoro dipendente.

Il contribuente che ha un reddito annuale ha l’obbligo di pagare l’imposta sul reddito Irpef. Il Fisco italiano prevede una serie di agevolazioni allo scopo di alleviare l’onere fiscale al contribuente in particolare situazione economica e familiare, fra le quali appunto la detrazione dell’imposta reddituale Irpef. Sono agevolazioni fiscali mirate alla riduzione dell’imposta effettivamente da pagare e strettamente rapportate alla situazione reddituale e familiare del contribuente.

Indennità di maternità lavoratrici artigiane, commercianti e agricole

 Le lavoratrici autonome artigiane, commercianti e agricole hanno diritto ad una indennità di maternità pari all’80% delle retribuzioni convenzionali giornaliere, stabilite dalla legge di anno in anno. L’indennità di maternità viene pagata direttamente dall’Inps dopo il parto.

La lavoratrice autonoma deve avere precisi requisiti per esercitare il diritto all’indennità di maternità: deve essere iscritta nella rispettiva gestione previdenziale ed essere in regola con il versamento dei contributi. In tal caso ha diritto ad un’indennità di 2 mesi prima della data del parto e 3 mesi dopo la stessa data per un totale di 5 mesi.

Maternità a rischio, nuova disciplina 2012

 Dal 1° aprile è in vigore la nuova disciplina delle interdizioni dal lavoro delle lavoratrici in gravidanza.

Una delle novità introdotte dal Dl sulle semplificazioni (Dl 5/2012, in vigore dal 10 febbraio): la ripartizione delle competenze fra le Asl e le direzioni territoriali del Lavoro, da caso a caso. Sono così operative le semplificazioni introdotte dal Dl e comunicate mediante circolare del ministero del Lavoro n. 2 del 16 febbraio e la n. 1275 comunicata dall’Inail il 21 febbraio u.s.

Interdizione dal lavoro delle lavoratrici in gravidanza
In caso di interdizione per gravi complicazioni dello stato di gravidanza, competente di tutta la procedura è esclusivamente la Asl. Se invece l’interdizione deriva da condizioni ambientali e lavorative a rischio per la salute della lavoratrice e del bambino, competente sia dell’istruttoria che del provvedimento è la Dtl. Dal 1° aprile in poi, le Dtl dovranno inviare alle Asl le richieste di astensioni che non definibili entro questa data.

Maternità e congedo per il minore con handicap

 I lavoratori che hanno un figlio affetto da grave handicap hanno diritto ad agevolazioni particolari.

Fra le altre, il diritto al prolungamento dell’astensione facoltativa oppure al permesso giornaliero retribuito per una o due ore fino al compimento del terzo anno di età del figlio. Dopo che il bambino avrà compiuto i tre anni, il genitore lavoratore avrà diritto a tre giorni di permessi mensili retribuiti.

Il congedo per figli affetti da handicap grave in dettaglio:
*Il lavoratore con figlio portatore di handicap ha diritto a congedo, permessi e riposi anche se l’altro genitore non lavora oppure non ne ha diritto.
*Il lavoratore non può beneficiare di permessi e astensione facoltativa nello stesso giorno. Più chiaramente non può richiedere permessi nel periodo in cui è in congedo per handicap del proprio figlio.
*I genitori però possono beneficiare contemporaneamente l’uno dell’astensione facoltativa e l’altro dei permessi per i figli disabili.
*Il genitore lavoratore può cumulare anche riposi e permessi nel periodo di congedo per figlio portatore di handicap e di congedo per malattia del figlio.

L’indennità di maternità se scade il contratto

 La lavoratrice che ha un contratto a tempo determinato ha diritto all’indennità INPS per la maternità anticipata o obbligatoria, anche in caso di scadenza del contratto di lavoro.

Così è stabilito dalla circolare ministeriale del 1° dicembre 2004: in caso di scadenza del contratto viene riconosciuta alla lavoratrice l’indennità di maternità anche se in modalità differenti ovvero in base alla durata del periodo di conclusione del rapporto di lavoro: se cioè il rapporto di lavoro si è concluso da più di 60/120 giorni o meno. Questo il parere espresso dal Consiglio di Stato n. 460/2003.

News Maternità e malattia dal 2012

 I cambiamenti apportati dal Decreto Legge Monti per gli iscritti alla Gestione Separata Inps.

Nuova legge nuove regole: dal 1° gennaio 2012 è stata introdotta l’indennità di maternità e malattia anche per le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata Inps.

Anche i liberi professionisti e i lavoratori con contratto a progetto, il cosiddetto co.co.co., hanno diritto all’indennità giornaliera di malattia e al congedo parentale, se però non sono titolari di altra pensione e se non sono iscritti ad altre forme previdenziali. Entriamo nel dettaglio per approfondire i cambiamenti apportati dal suddetto Decreto Legge Monti per l’anno in corso.

Agevolazioni fiscali, i diritti dei lavoratori trasfertisti

 Innanzitutto chiariamo cos’è la trasferta. Trasferta è una parola che definisce contemporaneamente il trasferimento e il soggiorno fuori sede per motivi di lavoro e l’indennità di trasferta, ovvero il rimborso che si ottiene per le spese di viaggio e di soggiorno fuori sede.

La trasferta del lavoratore è frequente in alcuni settori produttivi. Molte aziende, in particolare le imprese edili, mandano i propri dipendenti in trasferta fuori del territorio comunale in cui l’azienda ha la sede operativa. In questo caso, generalmente, il lavoratore ha diritto a dei rimborsi spese e ad una indennità di trasferta.

Indennità di maternità per lavoratrici parasubordinate, modalità di pagamento

 Per quanto riguarda le modalità di pagamento dell’indennità di maternità per lavoratrici parasubordinate, si precisa che l’indennità viene pagata direttamente dall’Inps mediante bonifico bancario o postale (IBAN); oppure allo sportello di un qualsiasi Ufficio Pagatore del territorio nazionale localizzato per CAP.

Naturalmente, la lavoratrice deve presentare dei documenti per un accertamento a priori della sua identità e del suo diritto all’indennità di maternità: un documento di riconoscimento, il codice fiscale e la consegna dell’originale della lettera di avviso della disponibilità del pagamento trasmessa all’interessato via Poste con Posta Prioritaria.

NOTA
Le lavoratrici dipendenti, per il congedo di maternità, in alcuni casi ricevono il pagamento tramite il datore di lavoro