Lavoro metalmeccanici: partono iniziative contro accordo separato

 La CGIL, come noto, è il più grande Sindacato italiano, ed anche per questo il recente accordo sul rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici, senza il via libera da parte della FIOM, ha suscitato polemiche, spaccature e dichiarazioni di illegittimità dell’accordo stesso. Ebbene, al riguardo nei prossimi giorni sono attese le prime iniziative contro un accordo per i metalmeccanici, che, secondo quanto sottolineato dal segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani, rappresenta il punto più basso nel rapporto con gli altri due Sindacati della “triplice”, ovverosia la Uil e la Cisl. E così, già a partire da venerdì prossimo, 6 novembre 2009, la FIOM contro l’accordo separato ha preparato una manifestazione a Bergamo in virtù del fatto che l’intesa viola il sistema delle regole condivise. E dal 9 al 13 novembre prossimo, inoltre, scatta una settimana di mobilitazione visto che, come sottolineato da Epifani, si è aperto un problema di democrazia dato dal fatto che “a decidere per i più sono stati quelli che rappresentano i meno”.

Lavoro autonomo: donne più coraggiose ai tempi della crisi

 Nel periodo tra giugno 2008 e giugno 2009, in Italia il numero di imprese, tra nascite e chiusure, è rimasto sostanzialmente stabile, ma se si considera solamente l‘impresa con titolare donna o con forte presenza femminile le cose cambiano. Nel periodo preso in considerazione, infatti, le imprese in rosa sono cresciute dell’1,4% a conferma di come le donne ai tempi della crisi mostrino più coraggio e più vocazione imprenditoriale. Il dato, in particolare, emerge da un rapporto di Unioncamere che, tra l’altro, sottolinea come a fronte di una diminuzione delle imprese in rosa nell’agricoltura corrisponda una forte espansione di imprese femminili nel settore dei servizi: dalle attività professionali ai servizi immobiliari e passando per il settore informatico. Anche l’imprenditoria femminile immigrata, con un contributo del 15% sul saldo netto totale, contribuisce al risultato generale, mentre a livello territoriale le regioni dove c’è una maggiore concentrazione di imprenditrici sono la Lombardia ed a ruota la Toscana ed il Lazio.

Lavoro: pausa pranzo, col buono pasto si rimane a dieta

 Sul posto di lavoro è importante fare il proprio dovere, ma è altrettanto importante sfruttare la pausa pranzo per riposarsi, rilassarsi, ricaricare le pile ed assumere alimenti che non ci appesantiscano troppo ma che ci permettano di ripartire di slancio. Purtroppo, se per fare ciò facciamo affidamento sui buoni pasto, allora il rischio è quello di rimanere praticamente a dieta. Il valore del buono pasto nel nostro Paese è infatti rimasto ancorato sui 5,29 euro, le “vecchie” diecimila lire, da ben dodici anni, con la conseguenza che con un ticket si arriva a conti fatti solo a fare colazione, e di certo non un pranzo. Da tempo l’Associazione Adoc chiede che il valore del buono pasto venga innalzato e riportato sui valori assegnati in Europa; ad esempio, in Spagna un buono pasto presenta un valore defiscalizzato di nove euro, ed in questo caso un pasto completo ci può anche uscire.

Crisi e lavoro: in 50 mila hanno marciato a Milano

Per i lavoratori ed i pensionati è arrivato il momento, anche in Lombardia, di fornire adeguate risposte e per questo, in accordo con quanto riferisce la CGIL, sono state quasi 50 mila le persone che a Milano hanno marciato per il lavoro e contro la crisi; molti dei lavoratori presenti alla manifestazione appartengono ad aziende in crisi, ma non è mancata neanche la presenza di Amministratori locali, Sindaci e personaggi dello spettacolo e della cultura che hanno voluto mostrare vicinanza a migliaia di lavoratori che nella Regione affrontano sul luogo di lavoro problemi e difficoltà che richiedono una risposta. Al termine della marcia, conclusasi a Piazza Castello, c’è stato un incontro dei rappresentanti di CISL e CIGL con Roberto Formigoni, Presidente della Regione Lombardia, al fine di chiedere un impegno concreto sulla soluzione di tre punti/problemi prioritari.

Agente di commercio: professione colpita dalla crisi

 La crisi picchia duro non solo nel settore del lavoro dipendente, ma anche in quello autonomo, con gli agenti di commercio che, a causa della drastica contrazione degli acquisti di beni e di servizi rischiano di gettare la spugna. Non a caso, la Fiarc, Federazione Italiana Agenti e Rappresentanti di Commercio aderente alla Confesercenti, stima che di questo passo ogni anno scompariranno dai tre ai quattromila agenti di commercio. Quello dell’intermediazione commerciale è un settore chiave nel nostro Paese se si considera che su tutto il territorio nazionale operano ben 300 mila imprese, le quali, pur adottando drastiche politiche di tagli ai costi, continuano ad essere in difficoltà in virtù del fatto che in Italia a conti fatti l’inversione di tendenza dei consumi non si è ancora manifestata.

Trovare lavoro nell’Information Technology è sempre più difficile

 In passato nel nostro Paese, per chi aveva una specializzazione, o ancora meglio una laurea, in informatica, ingegneria ad indirizzo telecomunicazioni o robotica, trovare lavoro è stato di norma più semplice rispetto a chi, ad esempio, aveva una laurea ad indirizzo umanistico. Ma stando ai dati dell’ultimo Rapporto Assintel, nel settore dell’Information Technology tira una brutta aria. L’Associazione di imprese, infatti, stima che nel nostro Paese la domanda continuerà a contrarsi anche nel prossimo inverno, con la conseguenza che al calo di fatturato delle imprese corrisponderà anche un contestuale aumento della disoccupazione. Insomma, per chi si è appena laureato o sta per laurearsi presso facoltà ad indirizzo scientifico, le difficoltà nel trovare lavoro potrebbero sensibilmente aumentare. Ma Assintel nel contempo denuncia anche il fatto che il Governo al settore IT non guardi come ad un comparto da sostenere, ad esempio, come quello dell’auto.

Lavoro e crisi: Cgil in piazza per consumi e investimenti

 Sabato 14 novembre 2009 la Cgil, il più grande Sindacato italiano, tornerà in piazza per manifestare per il lavoro, per i consumi e per il rilancio degli investimenti nel nostro Paese. La manifestazione è finalizzata a dare visibilità alle richieste dei lavoratori in una fase in cui ancora non si può di certo dire che in Italia la crisi sia superata. Anzi, Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, in un’intervista rilasciata al “Il Messaggero“, ha messo in evidenza come in Italia le aziende stiano continuando a mandare via tanti lavoratori sia chiudendo gli impianti, sia ristrutturandosi magari esternalizzando i compiti svolti da alcune divisioni.

Per questo, la Cgil con la manifestazione punta a dare un segnale forte al Governo affinché adotti dei provvedimenti incisivi a favore dei lavoratori. Guglielmo Epifani e tutta la Cgil non hanno di certo nascosto in questi mesi le critiche al Governo sul suo operato a partire dalle misure adottate l’anno scorso contro la crisi, e passando per una Finanziaria 2010 che è stata bocciata dal Sindacato senza riserve.

Ammortizzatori sociali: serve cassa integrazione più lunga

 La crisi finanziaria ed economica su scala internazionale, abbattutasi anche in Italia, con ripercussioni negative sul sistema imprenditoriale e sull’occupazione, non lascerà tutto come prima della tempesta. A farlo presente è stata Susanna Camusso, segretaria confederale della CGIL, la quale, di conseguenza, ha sottolineato come la soluzione non sia quella di rimanere immobili a guardare aspettando che la crisi passi.

Secondo il più grande Sindacato italiano, infatti, occorre tutelare il sistema industriale e l’occupazione bloccando i licenziamenti, e tra le proposte avanzate c’è quella di allungare la cassa integrazione ordinaria da 52 a 104 settimane, provvedere ad estendere i contratti di solidarietà, e prolungare il beneficio dell’indennità di disoccupazione ordinaria. Fondamentale per la CGIL è anche il sostegno al Mezzogiorno attraverso il completamento delle reti infrastrutturali, e la messa in sicurezza degli ospedali e delle scuole su tutto il territorio nazionale.

Professione manager: figura importante ai tempi della crisi

 Ai tempi della crisi economica e finanziaria, la figura del manager per il titolare d’impresa è ancor più importante, visto che lavorando a fianco ed a stretto contatto può contribuire sia a portare avanti i progetti aziendali, sia a mettere in campo azioni capaci di superare le temporanee difficoltà. Per questo, la Camera di Commercio di Milano, attraverso la sua azienda speciale Formaper, e con il contributo finanziario e la promozione a cura di Unioncamere Lombardia e della Regione Lombardia, porta avanti su tutto il territorio regionale, a livello di professione, un vero e proprio servizio di matching impresa-manager.

Grazie infatti ad una banca dati, gestita dal “SIT”, lo Sportello Impresa in Trasformazione, il titolare d’impresa può “scegliere” tra oltre seicento manager con elevate competenze e disponibili a dare supporto operativo e decisionale per l’innovazione, per vendere di più, per l’accesso al credito, per tagliare e controllare i costi.

In crisi anche il settore della moda

Anche il sistema moda sta risentendo in modo piuttisto pesante della crisi che sta colpendo un po’ tutti i settori. Queste le parole poco rassicuranti di Michele Tronconi, presidente del Sistema Moda Italia.

Entro la fine dell’anno prevediamo una riduzione di 26-27 mila occupati su un totale di 508 mila nel settore, gli effetti più pesanti della crisi sul lavoro li vedremo nei prossimi mesi.

Secondo Valeria Fedeli, leader della Filtea-Cgil al previsione potrebbe però essere diversa se

si considera tutta la filiera del settore, industriale e artigano, con cuoio, calzature e occhiali: in questo caso i posti di lavoro a rischio sono circa 80mila su un’occupazione totale di 785.000 addetti

Imprenditoria immigrata: in Italia tanti piccoli “business”

 Nel nostro Paese per gli immigrati è soprattutto il lavoro uno degli aspetti che agevola la loro integrazione, e che gli permette di dare tra l’altro un contributo valido alla crescita della nostra economia. In Italia anche gli immigrati hanno accusato e risentono della crisi, ma anche per modi e stili di vita trattengono il respiro in attesa di tempi migliori, e mostrano una vitalità ed una fiducia che permettere loro, tra l’altro, di potersi affermare non solo come lavoratori, ma anche come imprenditori.

Non a caso, secondo un rapporto di InfoCamere, anche ai tempi della crisi in Italia l’imprenditore immigrato fa leva sulle sua capacità ed abilità per integrarsi nella società e nel territorio in cui opera, e dove, molto spesso, è titolare di un’impresa sotto forma di ditta individuale. Per l’imprenditore immigrato è il commercio il settore preferito, ma non mancano titolari d’impresa immigrati anche nel settore delle costruzioni, manifatturiero e servizi alle imprese.

CNEL e il rapporto sul mercato in Italia

 Il CNEL ha presentato il 22 Luglio 2009 il suo “Rapporto sul mercato in Italia” realizzato da un gruppo di lavoro REF diretto dal prof. Carlo Dell’Aringa.

L’analisi dettagliata contenuta nel Rapporto permette di verificare l’impatto della crisi internazionale sul mercato del lavoro e la posizione dell’Italia in questo contesto. Le scelte più importanti da parte delle imprese avverranno con tutta probabilità nel prossimo semestre. L’assetto del sistema di ammortizzatori sociali sarà determinante per garantire la necessaria coesione sociale e la tenuta del sistema produttivo.

Secondo quanto si riporta nel Rapporto, tutti i maggiori istituti di previsione internazionali concordano nel ritenere che il 2010, pure alla presenza di una ripresa del PIL, sarà un anno difficile sul fronte dell’occupazione, con disoccupazione in aumento. La creazione di posti di lavoro sarà ancora largamente insufficiente a bilanciare lo stock di disoccupazione accumulato.

Informatica e telecomunicazioni: a rischio migliaia di posti di lavoro

 In Italia la recessione picchia duro anche nel comparto dell’Ict, l’Information and Communication Technologies, al punto che di questo passo a fine anno saranno persi nel settore ben 20 mila posti di lavoro. La stima, nello specifico, emerge dalle anticipazioni sul Rapporto dell’Assinform, che traccia, tra l’altro, l’andamento della domanda di settore, e da cui è emerso un arretramento generalizzato che, partendo dal calo della domanda nella pubblica amministrazione, passa anche attraverso gli altri utilizzatori, ovverosia le famiglie e le imprese. Pesante, in particolare, è stato nel primo semestre il crollo della domanda di hardware con un -15,7%, ed a ruota i servizi informatici con un -7,3% ed il software con un -4,1%; il dato aggregato parla di un calo della domanda dell’Ict del 4,5% nei primi sei mesi, con prospettive tutt’altro che rosee, purtroppo, per l’ultimo trimestre dell’anno in corso. Di conseguenza, davanti a questo quadro allarmante, Assinform nel Rapporto sottolinea la necessità di mettere a punto interventi di natura urgente per sostenere le imprese e, di riflesso, anche l’occupazione per evitare una vera e propria emorragia di posti di lavoro.

Ammortizzatori sociali: sono da rafforzare per i lavoratori

 Con lo scoppio della crisi è aumentata la “cooperazione” tra i lavoratori e le imprese; lo dimostra l’ultimo dato dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) riguardo al calo degli scioperi, ma resta il problema degli ammortizzatori sociali che vanno rafforzati affinché anche i lavoratori, e non solo le imprese, possano uscire dalla crisi. Non a caso, Giorgio Santini, Segretario confederale della Cisl, ha messo in evidenza come tanti lavoratori con un contratto di lavoro flessibile, una volta scaduto non siano riusciti ad accedere agli ammortizzatori sociali a causa degli stringenti requisiti assicurativi che sono necessari per fruire degli strumenti di sostegno al reddito. Di conseguenza, alla cooperazione tra lavoratori ed imprese deve seguire anche una collaborazione tra Governo, Regioni e parti sociali affinché sul territorio si possano rilevare le criticità presenti sul fronte occupazionale, e si possano adottare strumenti di proroga degli ammortizzatori sociali e soluzioni per permettere alle imprese di non licenziare.