Lavoro: dopo la crisi, ecco le professioni del futuro

 Nulla sarà più come prima. Quando è scoppiata la crisi finanziaria, partita negli Usa con il collasso del mutui subprime, era questa la frase pronunciata da chi aveva già compreso come, dopo la “mazzata” del ’29, un’altra valanga stesse per arrivare e per modificare radicalmente l’economia, lo stile di vita e la visione del futuro. Non sfugge a questa “rivoluzione” neanche il mercato del lavoro, soprattutto per chi lo ha perso negli ultimi due anni e pensa magari di rientrare nello stesso settore perché è l’unica cosa che si è in grado di fare. D’altronde, chi ha fatto per dieci, quindici anni, il manager o il “team leader“, difficilmente è disposto e propenso a trovare un’occupazione in altri ambiti. Ma in futuro dovremo prepararci, ancor di più rispetto al passato, a migliorare la nostra specializzazione, ma anche a mantenere un adeguato grado di formazione, a sperimentare nuove professioni, ed a cambiare lavoro anche più volte nello stesso anno.

Chirurgia plastica ed estetica: lavoro e business non conoscono crisi

 Nel nostro Paese sono all’incirca un migliaio le persone iscritte alla Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, la Sicpre, e che quindi potrebbero sulla carta esercitare la professione. Pur tuttavia, le persone che lavorano nel business del “ritocco” in Italia sono tra i tre ed i quattromila, da cui ne consegue che ci sono dai mille ai duemila professionisti del “ritocco” rigorosamente “improvvisati“, ovverosia privi di specializzazione. Quella del chirurgo estetico, tra l’altro, è una professione che, con o senza titolo, negli ultimi anni non ha conosciuto crisi, e che è caratterizzata da una persistente ed elevata domanda da parte dei cittadini visto che l’apparire conta sempre più rispetto ai contenuti ed alla sostanza. In ogni caso, nel nostro Paese, la normativa in materia di esercizio della professione di chirurgo plastico ed estetico è molto lasca, nel senso che, senza alcuna specializzazione al riguardo, basta avere una laurea in medicina, essere abilitati ed avere la regolare iscrizione all’Ordine dei medici.

Lavoro Italia: un disoccupato su due è di lunga durata

 Nel 2008 in Italia il tasso di attività, prendendo a riferimento la popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, era pari al 63%, ben al di sotto della media nell’Unione Europea pari al 70,9%. A rilevarlo è l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica nel Rapporto “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo“, da cui è altresì emerso come l’Italia in merito al tasso di attività della popolazione sia quart’ultima nell’Europa a 27 Paesi, e come la crisi abbia lasciato il segno proprio dal fronte occupazionale. Nel 2008, anno preso a riferimento dall’Istat nel suo Rapporto, nel nostro Paese solamente il 58,7% della popolazione, di età compresa nella fascia dei 15-64 anni, aveva un’occupazione; ma se entriamo più nel dettaglio l’Istituto ha constatato come nel nostro Paese ci siano delle forti “differenze di genere“. La percentuale del 58,7%, infatti, è il frutto di un tasso di occupazione del 70,3% per gli uomini appartenenti alla fascia d’età citata, e solo del 47,2% per le donne.

Disoccupazione giovanile: in Italia è sopra la media europea

 I dati diffusi ieri dall’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, sulla disoccupazione in Italia non sono di certo incoraggianti; nel nostro Paese, in base ai dati dello scorso mese di novembre, il tasso di disoccupazione è cresciuto arrivando all’8,3%. Trattasi di una percentuale che, sebbene inferiore alla media europea, è comunque sensibilmente superiore al 7,1% registrato nel novembre del 2008; inoltre, nei dodici mesi, ovverosia dal novembre del 2008 al novembre del 2009 sono stati persi in Italia la bellezza di 389 mila posti di lavoro, andando ad incrementare quell’esercito di disoccupati che oramai nel nostro Paese ha sfondato la quota dei due milioni di persone. Ma il dato più preoccupante, in accordo con quanto dichiarato dal Segretario Confederale della Cisl, Giorgio Santini, è il tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese che, rispetto alla media europea, risulta essere invece decisamente più elevato.

Disoccupazione: Basilicata, ammortizzatori sociali per over 55

 Lunedì scorso, 4 gennaio 2009, in Basilicata è stato firmato un importante accordo che estende anche allo scorso anno il beneficio di accesso agli ammortizzatori sociali in deroga per i disoccupati con un’età superiore ai 55 anni; l’intesa, nel dettaglio, è stata sottoscritta nella serata di lunedì scorso presso l’Ufficio Lavoro e Territorio del Dipartimento Formazione Lavoro Cultura e Sport, e nell’ambito di un Tavolo Istituzionale, presieduto dall’avvocato Antonio Autilio, nonché assessore al lavoro, cui erano presenti i rappresentanti dei datori di lavoro, la Regione Basilicata e le Organizzazioni Sindacali. In questo modo tutti i disoccupati over 55 che hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali in deroga nel 2008 potranno ottenerli anche a valere sullo scorso anno. Inoltre, sempre nel limite delle risorse stanziate, l’accordo prevede anche che al beneficio degli ammortizzatori sociali in deroga possano accedere altresì tutti coloro che, essendo stati licenziati nel 2008, abbiano maturato alla data dell’1 gennaio 2009 i 55 anni di età.

Occupazione Lombardia 2010: per le assunzioni occorre aspettare

 In Lombardia per la ripresa delle assunzioni occorre aspettare ancora; lo stesso, invece, non dicasi per l’economia che, invece, dovrebbe riprendere a crescere al traino della domanda estera rispetto a quella interna. E’ questa, in sintesi, la fotografia scattata dalla Camera di Commercio di Milano analizzando i dati dal 2008 ad oggi di Unioncamere Lombardia – Prometeia, in base ai quali sono state effettuate delle previsioni per l’economia lombarda nel nuovo anno. Nel complesso, quindi, per l’economia lombarda la ripresa è alle porte ma, come accennato, chi nella regione ha perso il posto di lavoro a causa dei massicci tagli generati dalla crisi dovrà attendere; l’Ente camerale, infatti, prevede ancora uno strascico negativo sull’occupazione, ragion per cui, a fronte del miglioramento degli indicatori di crescita economica, per le assunzioni occorrerà aspettare ancora un po’.

Lavoro 2009: cala il sipario sull’anno della crisi

 Mancano oramai poche ore alla fine del 2009, ed è tempo di tracciare un bilancio su ciò che è accaduto in Italia dal fronte occupazionale. A fronte di una finanza tornata in salute, con le principali Borse che quest’anno hanno messo a segno rialzi di rilievo nei dodici mesi, in Italia i lavoratori hanno invece pagato a caro prezzo gli effetti della crisi e le sue ripercussioni sull’economia reale. In linea con le attese, non a caso, è salito nel nostro Paese il tasso di disoccupazione, i cassintegrati sono aumentati in misura esponenziale, così come i lavoratori precari, che lo erano già nel 2008, o lo sono diventati ancor di più quest’anno, oppure hanno perso il lavoro a causa della chiusura delle imprese o mancato rinnovo del contratto stesso. Il 2010 si apre in sostanza con uno scenario contraddistinto da un dato di fatto: i poveri sono diventati ancora più poveri sia a causa della perdita del reddito, spesso l’unico in famiglia, sia perché la cassa integrazione garantisce un importo decurtato rispetto ad uno stipendio che già a mala pena bastava per sbarcare il lunario.

Donne colpite di più dalla crisi economica

Torniamo a parlare della differenza tra uomo e donna nel mondo del lavoro. Secondo quanto emerso dal Rapporto annuale sull’uguaglianza tra i sessi della Commissione Ue è allarme occupazione in UE per le donne; l’effetto della recessione ha infatti causato un allargamento della forbice tra uomini e donne sul mercato del lavoro dei 27 Stati che fanno parte della Ue.

Nel rapporto si evidenzia come

tra il 1998 e il 2008 sono stati compiuti considerevoli progressi sul fronte dell’occupazione femminile

aumentata del 7,1%, arrivando fino al 59,1%. Purtroppo però questo trend positivo è stato interrrotto dalla crisi

col tasso di disoccupazione femminile balzato dal 7,4% del maggio 2008 al 9% del settembre 2009

Per i cassaintegrati tredicesima più bassa

A Natale siamo tutti più buoni? Temo proprio di no. Infatti, secondo quanto contenuto all’interno del sito CGIL i cassaintegrati per quanto riguarda la tredicesima arriveranno a perdere fino a euro 312 netti; non è di certo finita così. Ci saranno persone che la tredicesima proprio non la riceveranno: sto parlando di chi è in cassa integrazione a zero ore da 52 settimane.

Vediamo ancora più dettagliatamente cosa accadrà. I tessili che hanno lavorato con orario ridotto mediamente del 50% perderanno circa 306 euro; gli operai del Nord che si troveranno con 173 euro in meno. Tredicesima pari a zero invece per chi ha perso il lavoro, per le partite Iva e i collaboratori, che con la crisi hanno già pagato un prezzo elevato.

Lavoro irregolare: nel Mezzogiorno rende meno aspra la crisi

 Nel Sud del nostro Paese, dalla Puglia alla Calabria e passando per la Basilicata e la Sicilia, il prodotto interno lordo quest’anno farà registrare delle ampie cadute: dal -7% della Basilicata al 5,5% della Puglia e passando per il 5% di calo circa della Sicilia e della Campania; il tutto a fronte di un sensibile incremento dei disoccupati, con un tasso che oscilla tra il 12% ed il 13%, cui si aggiunge un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora in certi casi il 40%. Ebbene, sulla base di questi numeri “orribili”, come fa la popolazione del Sud a sbarcare il lunario? Al riguardo, la CGIA di Mestre ha rilevato che nel Mezzogiorno il lavoro irregolare, quello “nero” per intenderci, funge da vero e proprio ammortizzatore contro la crisi finanziaria ed economica, ragion per cui, se non trattasi di un’attività gestita dalla criminalità organizzata, le forme di lavoro nero non andrebbero demonizzate.

Lavorare nelle imprese sociali: opportunità di crescita e di sviluppo

 Per trovare lavoro nel nostro Paese non è strettamente necessario rivolgersi ad imprese fortemente orientate al profitto, e che magari ogni tanto, in alcuni casi molto spesso, escono dai canoni e dai criteri della responsabilità sociale. In Italia, infatti, c’è un settore, quello delle imprese cosiddette “sociali”, che “smuove” la bellezza di dieci miliardi di euro in termini di fatturato a fronte di 350.000 lavoratori per complessive 15.000 realtà imprenditoriali impegnate in questo comparto. E’ questa, in estrema sintesi, la fotografia scattata da Iris Network in un Rapporto da cui è tra l’altro emerso come il potenziale di crescita e di sviluppo per questo settore siano non indifferenti. Ma cosa serve, specie ai tempi della crisi, affinché il modello dell’impresa sociale possa ulteriormente espandersi?

Occupazione terzo trimestre 2009: Istat, persi oltre 500 mila posti di lavoro

 Nel terzo trimestre di quest’anno, ma c’era da aspettarselo, il numero dei disoccupati nel nostro Paese è aumentato; a fornire la stima ufficiale in merito è l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, che ha rilevato per il terzo quarto di quest’anno un calo delle forze lavoro di 222 mila unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Pesante è il bilancio su base annua, visto che i posti di lavoro persi superano quota 500 mila; per l’esattezza, le forze lavoro mancanti sono pari a 508 mila, frutto della contrazione sia dei dipendenti a tempo indeterminato, sia dei collaboratori autonomi, lavoratori con contratto di lavoro a tempo determinato e lavoratori autonomi. Contestualmente, sale il numero di persone alla ricerca di un lavoro: nel terzo trimestre 2009 sono infatti pari a 1,814 milioni con un incremento del 18,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Lavoro immigrato: cresce l’imprenditoria con nazionalità straniera

 Nel nostro Paese la disoccupazione a causa della pessima congiuntura è cresciuta e sembra destinata a crescere ancora per alcuni mesi, ma senza l’apporto dei lavoratori stranieri, comunitari ed extracomunitari, i dati sarebbero probabilmente ben peggiori. Lo scorso anno, infatti, le imprese individuali con titolare avente nazionalità straniera sono cresciute del 6,79%, attestandosi a quota 309 mila, e sono così suddivise: il 23% di titolari d’impresa individuale comunitari, ed il 77% di titolari/cittadini extracomunitari. I dati emergono da un Rapporto di Unioncamere che, tra l’altro, ha messo in evidenza come nel primo semestre di quest’anno l’imprenditoria straniera, ed in particolare quella con titolare extracomunitario, abbia fatto registrare un saldo positivo pari a quasi 6.500 imprese.

Lavoro e crisi: la Cgil “esige” delle risposte

 Erano in centomila ieri le persone che a Roma hanno partecipato ad una manifestazione che, indetta dalla Cgil, è stata organizzata per far emergere e portare alla luce le storie di tanti lavoratori colpiti dalla crisi. Secondo Guglielmo Epifani, segretario generale del più grande Sindacato italiano, parlando ad una piazza gremita di persone, il peggio non è ancora passato; secondo il leader della Cgil, infatti, ad attraversare il guado sono state sinora solo le banche e le borse, ma per il lavoro e per i lavoratori il peggio deve ancora venire. Guglielmo Epifani si è rivolto direttamente ed espressamente al Governo, invitandolo a cambiare registro e ad affrontare una volta per tutte i nodi di questa crisi.