
Avevamo già messo in evidenza che dal 1 gennaio del 2011 cambia il calcolo del trattamento di fine servizio del personale dipendente delle amministrazioni pubbliche, così come ha stabilito la recente manovra finanziaria di luglio, di competenza dell’Inpdap.
Il nuovo trattamento di fine servizio sarà il risultato di una prestazione costituita dalla somma di due importi: il primo calcolato in base alle modalità previste dalla specifica normativa del tfs sull’anzianità maturata al 31 dicembre 2010 e il secondo calcolato in base alle regole dettate per il Tfr, o trattamento di fine rapporto.
Occorre, però, anche tenere conto dei periodi riscattati.
I riscatti ai fini Tfs, la cui domanda è presentata successivamente al 31 dicembre 2010 ma relativa a periodi e/o servizi prestati in data antecedente al 1° gennaio 2011, influiscono, ai fini del calcolo degli anni utili, sulla individuazione della prima quota Tfs contribuendo ad aumentare l’anzianità utile.
Nel nostro Paese, a parità di ruoli, competenze e caratteristiche, le donne continuano ad essere svantaggiate rispetto agli uomini in termini di paga. Sussiste infatti quello che l’Isfol definisce come il gap retributivo di genere che, in media, vede la donna percepire un salario medio orario inferiore del 7,1% rispetto ai colleghi uomini; ma ci sono anche alcune specifiche categorie dove la donna arriva a prendere, malgrado lo stesso ruolo, il 22,9% in meno rispetto al collega maschio. Per la donna, quindi, in Italia non basta avere la stessa preparazione, e svolgere lo stesso ruolo, per percepire una paga in linea con il proprio “compagno di stanza”. Al riguardo l’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori (Isfol) ha condotto un’indagine, dal titolo “Rompere il cristallo“, con la quale è stato misurato il gap retributivo di genere che tra l’altro cresce sensibilmente sopra la media tra le donne che lavorano a fronte di un basso livello di scolarizzazione.
Nonostante tutto, in Italia i lavoratori dipendenti in media guadagnano di più all’aumentare del proprio profilo professionale. Questo, in particolare, è uno dei dati interessanti emersi da “Domanda di Lavoro e Retribuzioni nelle Imprese Italiane“, un rapporto che Unioncamere ha realizzato con la società di indagine OD&M Consulting, e con il contributo della società di servizi per il mercato del lavoro Gi Group. Dal Rapporto, inoltre, è emerso come lo scorso anno, nonostante la crisi, le retribuzioni medie abbiano fatto registrare un rialzo del 2% attestandosi così sopra il livello dell‘inflazione; la media, nello specifico, si è attestata a quasi 26 mila euro con un incremento di 500 euro rispetto al 2008 e con una tendenza che è rimasta in linea con gli anni precedenti e, quindi, anche con il periodo pre-crisi. Il Rapporto fotografa chiaramente le retribuzioni di chi il posto di lavoro lo ha mantenuto, ragion per cui, contestualmente, non sorprende il fatto che il reddito lordo delle famiglie italiane è comunque sceso dell’1,4% a causa dell’incremento della disoccupazione.
Un aumento di stipendio per compensare le discriminazioni a carico di gay e lesbiche che negli States non possono avvantaggiarsi dell’esenzione fiscale sull’assicurazione sanitaria a favore dei partner dei lavoratori dipendenti. Per questo motivo i gay e le lesbiche che lavorano in America per Google avranno la
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