Lavoro irregolare: molto diffuso nel settore dei servizi

 Negli ultimi dieci anni è maturata sempre di più nel nostro Paese l’attenzione al fatto che il lavoro irregolare contribuisce a frenare lo sviluppo socio-economico, esercitando, sui potenziali investitori, dei veri e propri fenomeni ed effetti di dissuasione. A rilevarlo è l’IRES – Istituto di Ricerche Economiche e Sociali, che, con il progetto “INREGOLA”, ha effettuato un’analisi da cui, tra l’altro, è emerso come la sicurezza sul lavoro, l’emersione e la legalità rappresentino temi che non possono essere trattati separatamente. Nel nostro Paese l’economia sommersa viene stimata tra il 17% ed il 19% del prodotto interno lordo, con una perdita di gettito per lo Stato stimata in ben 100 miliardi di euro all’anno. In base ai dati Istat del 2005, nel nostro Paese ci sono poco più di 5,5 milioni di lavoratori non in regola, e di questi tre milioni risultano essere occupati a tempo pieno; ne consegue che in Italia il 12% delle persone che lavorano non è messo in regola. Ma in quali settori dell’economia tende maggiormente ad annidarsi il lavoro irregolare?

Cercare e trovare lavoro con i social network professionali

 Per cercare e trovare lavoro oramai non c’è più bisogno di andare in edicola e comprare l’ultimo numero di una rivista dove ci sono concorsi ed annunci. La rete Internet, infatti, se ben “sfruttata”, offre l’opportunità non solo di ridurre le distanze, ma anche di mettersi in contatto con le “persone giuste”, ovverosia quelle con le quali è possibile scambiarsi esperienze e competenze comuni, ma anche mettersi in contatto con manager, titolari d’azienda e professionisti che ci possono permettere di trovare un’occupazione in linea con le proprie aspettative. In tal senso, l’utilizzo su Internet di social network professionali come LinkedIn (www.linkedin.com) può rivelarsi un’arma vincente. Un social network professionale on-line, infatti, abbatte le barriere e permette di poter far conoscere a tutti le proprie capacità, la propria esperienza, ma anche la voglia di far carriera. Anche su LinkedIn, così come per ogni social network professionale on-line che si rispetti, è importante ben definire il proprio profilo, inserire un curriculum dettagliato e mettere in mostra la propria esperienza.

Il documento di sicurezza aziendale

 Il documento di sicurezza aziendale (o piano di sicurezza aziendale) è un documento che viene steso dal datore di lavoro (ciò non vale per  le imprese familiari ed i datori di lavoro con meno di undici dipendenti) per la valutazione dei rischi. Esso deve contenere:

  • una relazione per la valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute durante il lavoro;
  • l‘individuazione delle misure di prevenzione e protezione e dei dispositivi di protezione individuale (DPI) ossia qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi che minacciano la salute e la sicurezza durante il lavoro;
  • il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza.

Ancora morti sul lavoro in Lombardia ed in Trentino

 Le vittime sul lavoro non tendono purtroppo a diminuire, nonostante si stia facendo il possibile per ridurre al minimo i rischi. Anche oggi si sono verificati due incidenti in cui hanno perso la vita due persone, mentre un altro operaio è in gravi condizioni ed i medici stanno tentando di salvargli la vita. Tali incidenti si sono verificati in Lombardia ed in Trentino.

Il primo caso è avvenuto a Brescia, presso lo stabilimento siderurgico della Ori Martin di Brescia. Due lavoratori, uno dipendente (Gabriele M. di 47 anni) e l’altro titolare (Alberto Simoncelli di 43 anni)  della SM Lattoneria Brescia stavano sistemando i tetti dello stabilimento siderurgico, quando il cestello della piattaforma pare che si sia inclinato, facendoli precipitare nel vuoto da un’altezza di 15 metri. Uno dei due è deceduto sul colpo, mentre l’altro è in fin di vita.

Crisi: anche i liberi professionisti a rischio disoccupazione

 A causa della crisi economica internazionale non sono solamente i lavoratori dipendenti, quelli delle fabbriche e delle imprese di servizi, a rimanere senza posto di lavoro o, nel migliore dei casi, ad andare in cassa integrazione. Anche presso gli studi professionali, sia in Italia, sia un po’ ovunque, già da un pezzo si respira una brutta aria; non a caso, si stima che saranno ben 300 mila i posti di lavoro che nel 2009 “salteranno” presso gli studi professionali italiani, con molti di questi che hanno dovuto tagliare il budget e le collaborazioni. Molti di questi collaboratori, quasi sempre con partita IVA, iscritti magari all’ordine, e comunque senza ammortizzatori sociali, si sono ritrovati o si ritroveranno a spasso ed alla ricerca magari di un altro studio professionale pronto ad accoglierli.

Le morti bianche

 L’insicurezza sui luoghi di lavoro è un serio problema che riguarda la Nazione e non solo, e di cui si argomenta spesso, soprattutto a causa di gravi fatti di cronaca in cui perdono la vita onesti lavoratori (le loro morti vengono definite bianche).

Ogni anno e soprattutto in questo periodo, si sovo verificati numerosi casi di morti bianche, a partire dalle cinque vittime della Truck Center di Molfetta, per continuare con la strage avvenuta all’interno della ThyssenKrupp, fino ad arrivare alle sei vittime di Mineo (in provincia di Catania), la cui  causa del decesso sembra sia stata l’esalazione di sostanze tossiche nella vasca del depuratore del Comune. Si sono inoltre registrate altre quattro morti sul lavoro a Modena, Alessandria, Nuoro ed Imperia.

Il lavoro ripartito o job sharing

Il lavoro ripartito chiamato anche job sharing è uno speciale contratto di lavoro mediante il quale due lavoratori assumono in solido l’adempimento di una unica e identica obbligazione lavorativa (art. 41 comma 1 del Decreto Legislativo 276/2003).

Indubbiamente si tratta di una forma di lavoro che ha diversi vantaggi per i lavoratori che possono ad esempio gestirsi il tempo libero in maniera migliore riuscendo in questo modo a dedicarsi anche ad altro (come ad esempio alla famiglia o qualche hobby particolare). Vantaggi anche per l’azienda che con il ricorso al job sharing dovrebbe vedere diminuire l’assenteismo.

Fumare diminuisce il rendimento sul posto di lavoro

Sappiamo bene che fumare risulta essere estremamente dannoso per la salute. Secondo i risultati di uno studio francese “Tabacco, territorio, lavoro”  a cura dell’istituto Csa per la salute per l’Ufficio francese di prevenzione alla dipendenza dal fumo (Oft) il vizio del fumo andrebbe a diminuire anche il rendimento sul posto di lavoro.

Bertrand Dautzenberg, presidente Oft a La Figaro ha spiegato

Per la prima volta è stata calcolata la relazione tra numero di sigarette fumate giornalmente e il numero di pause nella giornata

Malattie professionali: donne più a rischio stress da lavoro

 In Italia, così come in Europa, lo stress da lavoro colpisce tantissimi lavoratori, con un’incidenza superiore per le donne, ed in particolare per quelle che lavorano con una forma di contratto atipico o part-time. Il dato, fornito dall’ISPESL, l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, mette in evidenza come quello dello stress da lavoro sia un argomento che da un lato è complesso, e dall’altro è di grande attualità oltre che di interesse sociale. Questo perché, tra l’altro, a differenza delle altre malattie professionali, lo stress da lavoro è difficile da “misurare” in quanto non si presta a rilevazioni oggettive, ed è inoltre potenzialmente contraibile da tutta la platea di lavoratori in qualsiasi settore di impiego. Ma quali sono le cause per cui un addetto sia affetto da stress da lavoro? Ebbene, l’opinione comune fa pensare che, ad esempio, un soggetto sotto stress sia quello che lavora troppo; invece, anche chi porta avanti una quantità di lavoro insufficiente rispetto alle ore di servizio può essere soggetto allo stress da lavoro.

Professione casalingo: un vero e proprio esercito

 Se è vero che esistono alcune professioni tipicamente femminili è altrettanto corretto affermare che si sta assistendo ad un progressivo aumento di uomini che si dedica a lavori orginariamente svolti  da donne. Di cosa stiamo parlando? Della professione di casalingo: l’uomo che per scelta o per dovere si prende cura della casa. Secondo i dati dell’Istat nel 2008 in Italia, su un totale di oltre 8 milioni di casalinghe/i, gli uomini sono 49mila. Sempre nel 2008 l’Inail ha assicurato 24.259 uomini; il dato si riferisce alla fascia di uomini di età 18-65 anni e che svolgono lavoro gratuito e non occasionale finalizzato alle cure familiari e domestiche. E’ proprio il caso di dire che in tempi di recessione e crisi i maschi sembrano davvero adeguarsi.

I lavoratori non mangiano sano

 Secondo i risultati di una ricerca pubblicata all’interno Journal of Nutrition Education and Behavior i lavoratori sarebbero troppo indaffarati per riuscire a mangiare in modo sano e corretto.

La colpa è da imputare a: orari irregolari e turni di lavoro troppo lunghi. Per giungere a queste conclusioni i ricercatori hanno analizzato le abitudini alimentari di 25 donne e 25 uomini lavorato. Oltre la metà conduceva una dieta sregolata a causa delle condizioni di lavoro.

Approvata norma destinata agli insegnanti precari

Maria Stella Gelmini ha approvato una norma che tutela (o almeno dovrebbe) tutelare gli insegnanti precari. Norma che verrà inserita all’interno del Decreto Ronchi e che interesserà circa 13 mila insegnanti precari ai quali quest’anno non saranno rinnovate le supplenze annuali.

Questa norma prevede un’indennità di disoccupazione che consentirà agli insegnanti coinvolti di restare all’interno della scuola e di poter prendere parte anche a progetti educativi (come quelli per l’orientamento). Il progetto sarà valido solamente per quest’anno in quanto ha aggiunto il Ministro

Per il prossimo prevediamo che questo tipo di problemi non ci sia più

Crisi del lavoro? Non per tutti i settori

Lo sappiamo e lo abbiamo ripetuto in diverse occasione: la crisi c’è e sebbene sembrano esserci alcuni segni di ripresa di strada da fare ce n’è ancora molta.

Tuttavia una ricerca elaborata dalla CGIA di Mestre avrebbe individuato per il 2009 un fabbisogno occupazionale pari a oltre 524.000 unità. Certo: bisogna anche sapersi adattare e capire che forse si deve fare un lavoro diverso da quello dei propri sogni.

Le professioni più richieste dalle aziende italiane sono, sempre secondo questo studio, commessi, addetti alle pulizie, contabili, muratori e camerieri.